Domanda a giornalisti, uffici stampa, lettori: lo sapevate che la pubblicazione di una notizia può dipendere dal numero di follower del soggetto di cui si parla? Altro che cortocircuito, il giornalismo è proprio fulminato.

 

Lungi da me fare la mammola, anche perchè quello del giornalista è un mestiere che, sbattendoti in faccia il bello e soprattutto il peggio di quello che c’è nel mondo, ti rende cinico anche quando non vuoi. E riesce sempre a sorprenderti, specie in negativo.

Mi è ad esempio appena giunta all’orecchio una notizia sbalorditiva, che sto verificando ma che, vista la fonte, penso sia vera. E che aggiunge un peso insopportabile alla già sbilanciatissima bilancia morale delle funzioni di questa professione.

Non so: forse sono più ingenuo di quanto pensi, forse sono fuori dai nuovi diabolici meccanismi del digimarketing, forse sono tonto, oppure troppo vecchio o probabilmente tutte le cose insieme. Ma davvero non so rassegnarmi a una cosa del genere.

La faccenda è la seguente (in attesa di sviluppi ometto il massimo numero di dettagli, per influenzare il meno possibile l’opinione di lettori e colleghi).

Una rivista riceve da un ufficio stampa qualcosa da pubblicare.

La testata ha naturalmente molte alternative: cestinare direttamente, rispondere che non interessa, valutare e pubblicare, approfondire, rimandare all’ufficio marketing per le frequenti trattative commerciali.

Tutti film già visti e assolutamente di prassi.

Accade invece una cosa che a me risulta del tutto nuova e imprevedibile: la redazione chiede all’ufficio stampa di conoscere quanti “follower abbia la persona o prodotto oggetto del comunicato stampa.

Ammetto di aver impiegato qualche secondo ad accettare l’idea, ma ho dovuto rassegnarmi: in pratica la pubblicazione della notizia dipende davvero dal numero dei follower.

E il motivo è ancora più sbalorditiva: lo scopo del giornale non è dare un’informazione su quell’argomento, ma rastrellare lettori attraverso i follower. In altre parole, portare click o vendere copie facendo in modo che i lettori-fan, avuta notizia della pubblicazione, corrano a leggere l’articolo.

Riflettiamo bene su questa pericolosa mutazione genetica in atto tra i diversi ruoli e figure , perchè si tratta di una sorta di inversione della filiera naturale. Non è più il lettore che, venendo a conoscenza di una notizia attraverso la fonte imparziale di un giornale, si fa un’opinione su qualcosa di cui quel giornale parla ma – roba da non crederci – è il giornale che, grazie alla pubblicità ricevuta grazie a un’opinione precostituita del lettore-fan, vende copie.

Mi pare l’ultima frontiera della nostra professione. Anzi, l’ultimo fronte. Quello in cui si muore centrati da una palla tra gli occhi.