Tragicomica sortita del riservatissimo, quasi omertoso governo capeggiato dall’ineffabile salvatore della patria, prof. Monti. Dopo l’amnesia che aveva fatto omettere l’intero dicastero agricolo dall’elenco, ora tocca all’indovinello sul sottosegretario: c’è, non c’è, è lui, non è lui? E alla fine anche i compassati Georgofili si spazientirono…

Lo definiscono un giallo, ma a me pare una comica. Anzi, una farsa.
E’ quella sul mistero dell’identità dell’annunciato e mai visto sottosegretario alle Politiche Agricole del governo Monti, un premier talmente riservato che nasconde tutto a tutti tranne che ai capi di Bruxelles: sia il programma sia, fino all’ultimo, i suoi ministri. Evviva, pensate in che mani siamo.
Poi tocca al balletto dei sottosegretari. E qui è la vera apoteosi.
Il presidente del consiglio annuncia il nome del prescelto, tal Braga. Il solerte ministro Mario Catania si congratula prontamente con lui, sebbene ignori completamente chi sia, e lo definisce “un valore aggiunto”. Surreale.
Perchè il bello è che del grand commis si pensa di conoscere il nome, ma in realtà nessuno ha idea di che faccia abbia, perchè non si vede, non giura, insomma non c’è.
La vicenda finisce sulle prime pagine di tutti i giornali, venandosi sempre più di irresistibili passi di comicità involontaria.
Scatta ad esempio la caccia al nome e, come nella più classica commedia all’italiana, l’intreccio si complica. Braga chi? Franco Braga? Oppure il quasi omonimo Francesco? Lì per lì si pensa al secondo, che però risiede in Canada da anni e prontamente smentisce anche se, visto che la riservatezza è il connotato principale di questo anomalo governo, nessuno al momento gli crede. Poi spunta il nome dell’altro, Franco (ingegnere, docente alla Sapienza, di tecnica delle costruzioni e presidente dell’Associazione italiana di ingegneria sismica), già con La Russa alle Infrastrutture. Ma come, un ingegnere esperto di terremoti all’agricoltura? Vabbene che il settore ha bisogno di una scossa, però…
In ogni caso, non sapendo che pesci prendere, Franco ostinatamente tace, resistendo all’assedio dei cronisti. Monti ha altro a cui pensare. Catania è catatonico. Al ministero alternano gli sghignazzi alle mani nei capelli. Nel frattempo le organizzazioni agricole hanno fretta di allestire le grandi manovre diplomatiche per avvicinarsi all’importante funzionario, ma l’incertezza le costringe a barcamenarsi in ridicoli equilibrismi e cerchiobottismi leggendari, equidistanti attestazioni di stima, doppi mazzi di fiori alle signore.
Alla fine le certezze si coagulano attorno a Braga Franco, pare piuttosto indispettito sia per il Barnum creatoglisi intorno, sia per l’esilarante giro di poltrone che lo costringerebbe a sloggiare da un ministero per un altro assai meno familiare, viste le sue competenze.
Finita qui? Macchè.
Mentre in Europa ci si scanna sulla delicata questione della nuova Pac, la politica agricola comunitaria da cui dipende buonissima parte del futuro della nostra agricoltura (sempre ammesso che per il comparto un futuro ci sia) e nei campi ci si interroga sul da farsi, mentre insomma ci si giocano interessi vitali per la nazione, il ministero gioca ancora a nascondino e l’agognato giuramento non arriva.
Non manca, però, un telegramma di scuse del Mipaf a Francesco, il sottosegretario “mancato”.
Ma quando è troppo è troppo. E perfino la compassata Accademia dei Georgofili perde la pazienza e scende in campo con un comunicato al vetriolo: “Errare humanum est“, attacca bonariamente in una nota (il testo integrale è qui) il presidente, prof. Franco Scaramuzzi, ma poi aggiunge: “E’ incredibile che il settore primario possa essere così trascurato. Non si può indebolire l’immagine del Ministero che rappresenta la nostra Nazione nei consessi mondiali nei quali l’agricoltura è oggi al centro delle soluzioni di grandi problemi quali la sicurezza alimentare, gli effetti dei cambiamenti climatici, le risorse energetiche rinnovabili. Qualcuno dia una dovuta, autorevole spiegazione“.
Finora, però, nessuno si è sentito in dovere. E gli agricoltori italiani restano come sempre in Braga di tela.