La GdF ha beccato (per ora) un enotecnico che, taroccando documenti e banche dati, ha “prodotto” 1650 hl di vinaccio (nessuno dei quali finito in bottiglia) spacciandolo per montalcinese. Diciamo che, se succede, vuol dire che il prodotto buono “tira”.

Cerchiamo di vedere il lato buono della faccenda: se un prodotto, come diceva la Settimana Enigmistica, può vantare “molteplici tentativi di imitazione“, vuol dire che quel prodotto tira e che commercialmente funziona.
Meglio così, insomma. Una volta almeno che il truffatore è stato assicurato alla giustizia e il mercato è stato bonificato dai falsi, come accade anche per le grandi griffe della moda.
E’ infatti di oggi la notizia che la Guardia di Finanza di Siena ha smascherato una vasta frode perpetrata tra il 2011 e il 2013 ai danni di molti ignari produttori di Brunello da parte di un infedele consulente.
Il quale, in sostanza, approfittando della buona fede in lui riposta dai clienti, “si appropriava di documenti contabili originali oppure ne creava di artefatti, così da avere a disposizione tutta la documentazione prevista, necessaria per accompagnare partite di uva e di vino di altra provenienza che vendeva ad aziende del settore, durante la vendemmia e/o l’invecchiamento“. Così recita il comunicato diffuso questa mattina dalle Fiamme Gialle senesi.
I numeri? Non irrilevanti: 750 ettolitri di Brunello di Montalcino docg e 900 ettolitri di Rosso di Montalcino finti, per un totale esatto di 165.467 litri di vino, corrispondenti a un potenziale di oltre 220mila bottiglie.
Dico potenziale perchè il prodotto (le annate vanno dal 2008 al 3013) era ancora tutto in botte.
Fortunatamente abbiamo evitato in tempo la truffa. Non è stata emessa sul mercato nemmeno una bottiglia. Il virus è stato isolato. Il sistema quindi ha funzionato e tutto il vino è sotto sequestro e quindi non potrà andare in commercio“, ha dichiarato il presidente del Consorzio, Fabrizio Bindocci. Mentre il governatore della Toscana, Enrico Rossi, annuncia che la Regione si costituirà parte civile nel processo a carico del responsabile, l’enotecnico A.L..
Al quale è stato imposto il divieto di dimora nel comune di Montalcino e sono stati preventivamente sequestrati conti correnti per 350mila euro. Anche se si rincorrono voci di personaggi più grossi (un enologo definito “importante” e molto noto) coinvolti, sebbene ancora non si sappia a che titolo, nella vicenda.
I contrassegni – continua il comunicato della GdF – avrebbero consentito di “vestire” da Brunello, in modo perfetto e impossibile da scoprire, bottiglie di qualunque vino rosso. Il meccanismo risultava poi ineffabile grazie alle abilità informatiche del soggetto, che riusciva ad inserire dati falsati nella banca dati A.R.T.E.A. della Regione Toscana“.
Un film già visto e che probabilmente rivedremo.
Pellicola noiosissima sulla quale la censura della giustizia è benvenuta.