Come da copione è riscoppiata la bambola del Covid.
Non che il Covid fosse passato, ovviamente, ma l’attenzione era piano piano slittata dall’allarmismo un po’ isterico e smarrito dei mesi del lockdown ad argomentazioni di natura più politica, economica, scientifica e sociale.
Complice la stampa, che però in fondo dà risalto a ciò che alla gente interessa, in una sorta di eterno ritorno reciproco, il riaccendersi del panico si basa su alcuni fattori evidenti e concomitanti: l’aumento dei contagi (o del loro accertamento, questione sottile), la prospettiva di una seconda chiusura, l’esaurirsi delle condizioni vere o presunte di attenuazione della pandemia (distanziamento, clima caldo, etc), il drastico abbassamento dell’età media degli infetti, i contrasti tra politici e amministratori, le scadenze impellenti e tassative (scuola, lavoro).
La campagna elettorale permanente, i vari appuntamenti con le urne e le grandi manovre dei partiti fanno il resto.
Prepariamoci a un autunno che sarà caldo ancora prima di cominciare.
Praticamente estate.
