Non so se sia vero che il caldo ostacoli il Covid, ma il fatto che con 40° i contagi si siano impennati è preoccupante. Certo, il clima di sbraco generale, agevolato dall’atmosfera vacanziera, aiuta. Ed era onestamente impensabile – con l’allentamento del lockdown, l’attenuazione dell’emergenza e l’arrivo delle ferie – trattenere in casa o costringere a comportamenti nella realtà impraticabili decine di milioni di persone. Le quali poi ci hanno messo abbontantemente del loro, come la tizia toscana che è tornata dall’estero, ha fatto il tampone ed è andata a ballare senza aspettare il risultato, impestando mezza Versilia.
Ora il governo cerca di usare il bastone e la carota, vietando ad esempio, con i consueti risultati involontariamente umoristici, i falò in spiaggia o prospettando altre restrizioni impossibili da far rispettare, col rischio tra l’altro di dover vanificare tutti i provvedimenti presi per sostenere il commercio e l’industria del turismo.
Tutto però, compresi gli assembramenti smascherati in discoteca, si ridimensiona al cospetto di ciò che potrebbe succedere – parlo di caos, non di pandemia – alla riapertura di uffici e scuole. Insomma alla ripresa della vita realmente normale che c’è d’autunno.
Mi torna di nuovo in mente Pavese: “Non è mica per caso che ti metti nei guai. Poi ci ricaschi. Si chiama il destino”.
Tocchiamo la parti intime…