Abbiamo vinto gli Europei ed è stato giusto giubilo, con molto dileggio agli antipaticissimi albionici e qualche commento TV un po’ sopra alle righe.

Un’onda lunga che, mediaticamente, forse mostra ormai la corda, ma in fondo va bene così: alla gente le cose ripetitive piacciono e pubblicitariamente rendono, a giudicare dall’effluvio di reclame azzurri-oriented che si vede in giro.

Doverosa anche la stigmatizzazione delle copiose mancanze, formali e sostanziali, degli inglesi, bacchettati a dovere.

Ora però si sta salendo di un pericoloso gradino.

Si sprecano le interpretazioni socio-politico-psico-metaforico-esoterico del trionfo. Bislacche teorie. Letture trasversali del fenomeno pedatorio. Buonismi pelosi e opportunismi setolosi. Moralismi visionari.

Insomma una valanga di melassa intellettuale che fa apparire roba asciutta pure la vecchia, cara retorica.

Magari anche basta, eh?