Sembra un paradosso, ma la grandezza di un popolo, o almeno la sua vitalità, la si misura anche dalle dimensioni del coraggio, delle ambizioni e dei reati. Una volta in Italia si rubavano le grandi opere d’arte, si depredavano i musei. Ora invece la truffa corre su internet. E si falsificano i timbri delle cartoline. Parola dei Carabinieri
Dialetticamente si potrebbe anche dire che si tratta dell’ennesima dimostrazione dell’inesauribile vena della nazionale arte di arrangiarsi. E una parte di vero senza dubbio ci sarebbe. Ma sarei più incline a interpretare certe nuove derive del malaffare italico in campo artistico come le ennesime espressioni di un ormai evidente declino di ciò che, in tempi ormai lontani, fu definito il genio italico.
Lo spunto per questa riflessione lo offre il rapporto dell’attività operativa svolta nel 2010, e presentato recentemente nel capoluogo toscano, dal Nucleo di Firenze del Comando dei Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale. Una rapporto che certamente non rappresenta quanto avviene nell’Italia intera, ma che, vista la competenza geografica della task force (la quale si occupa della Toscana e dell’Umbria), ne costituisce un campione significativo, visto che nelle due regioni insistono mercati d’arte e d’antiquariato di indubbia importanza.
Perché tra le tante cifre e notizie snocciolate ai giornalisti dal comandante del Nucleo, il capitano Christian Costantini, una salta particolarmente agli occhi: non la mancanza di tagli governativi però, non la totale assenza di furti perpetrati nell’anno ai danni dei musei statali, non il +42% delle perquisizioni o il +50% delle denunce, che pure sono numeri importanti. Né gli oltre 17mila pezzi contraffatti sequestrati, o il loro valore (9 milioni e 650mila euro). Neppure le 186 opere d’arte e i 44 reperti archeologici recuperati. O l’inaugurazione di un nuovo filone di attività come è la tutela del paesaggio, che i militi dell’Arma svolgono con sorvoli a bordo di elicotteri per individuare movimenti di terra e cantieri abusivi.
Il dettaglio che sorprende è invece che il nuovo, più ricco, più movimentato settore per le truffe e le falsificazioni nel campo dei beni culturali è diventato quello filatelico.
Avete letto bene: francobolli. Spesso nemmeno quelli, ma il sottogenere delle cartoline.
“Si tratta di un mercato enorme, in grande espansione – ha detto il capitano Costantini – all’interno del quale si muovono tanti soggetti diversi”: dai collezionisti ai semplici appassionati, dai mercanti ai consulenti, dai ricettatori ai falsari, tutti racchiusi in un mondo in cui le relazioni e le transazioni si tengono attraverso quell’universo impalpabile e difficile da indagare che è internet. Un mercato popolato da gente ingegnosa, dove la truffa viaggia a mezz’aria: classico ormai il caso delle cartoline d’epoca il cui valore viene furbescamente accresciuto con l’apposizione di falsi annulli e di timbri artefatti. L’ultimo sequestro compiuto dal nucleo, ha sottolineato Costantini, riguarda non a caso alcune decine di migliaia di pezzi filatelici ed è così importante per peso e quantità che sarà presentato alla stampa in un incontro ad hoc.
E così la parabola si è compiuta: da ladri di biciclette nel dopoguerra a falsari di cartoline.