di LUCIANO PIGNATARO
Taurasi Riserva Terzotratto Etichetta bianca 2013, I Favati: un vino irpino di acidità vibrante, creato da Vincenzo Mercurio e arrivato ora al suo zenith, nonostante un’annata più adatta ai bianchi che ai rossi.
Il progetto Etichetta Bianca in quest’azienda di Cesinali nasce con l’arrivo di Vincenzo Mercurio all’inizio degli anni 2000 centrato sull’invecchiamento dei due grandi bianchi irpini e sul Taurasi che diventa riserva. Un salto di qualità che l’azienda, i cui primi documenti risalgono al 1915, fa grazie alla tenace guida di Rosanna Petrozziello. Una piccola impresa, 16 ettari e circa centomila bottiglie, che regalano sempre grandi sensazioni a chi ha la pazienza di aspettare i vini.
Vincenzo Mercurio, un enologo capace come pochi di interpretare la personalità dei titolari e i territorio delle cantine di cui è consulente, regala ai vini ulteriore eleganza e complessità.
Siamo in Irpinia, sulla riva sinistra del fiume Sabato, il corso d’acqua che nasce dal Terminio e che attraversa tutta la provincia ricongiungendosi con il Calore nel Sannio. Poco più di 2500 abitanti in un territorio da sempre vocato all’agricoltura alle porte di Avellino. L’azienda ha le sue proprietà sparse nei territori della docg.
Questo Taurasi 2013 Riserva, fermentazione in acciaio e maturazione in legno piccolo e grande di secondo e terzo passaggio, spunta dalla cantina della braceria La Baita in Valle di Maddaloni e innaffia un bel piatto di vacca vecchia galiziana oggi tanto di moda in Italia. La 2013 ha un andamento climatico abbastanza anomalo, una delle poche estati fresche dello scorso decennio che in Irpinia, territorio freddo, freddissimo, si traduce in un ritardo di circa dieci giorni sulla vendemmia in una annata complessivamente più favorevole alle uve bianche che alle rosse in questo territorio.
Eppure questo 2013 ci colpisce al punto da volerlo proporre in questa rubrica: la cura dimagrante imposta dalle circostanze e il protocollo non aggressivo nel legno pensato da Vincenzo Mercurio regalano un rosso fine e di eleganza, con i tannini levigati dal tempo, ancora molto fresco, ricco di frutta al naso che al palato viene riproposta con un ampliamento dei toni fumè. La pulizia del sorso, che scorre veloce e piacevole, è assoluta, il finale preciso, suadente, lascia la bocca pulita. L’abbinamento con le carni alla brace è in questo caso assolutamente perfetto. Complessivamente il vino appare allo zenith, con ulteriori potenzialità evolutive perché tiene molto bene sia al naso che al palato, con una acidità vibrante e rinfrescante che mette in condizione di non sentire affatto l’alcol. Un bellissimo vino, ancora giovane a distanza di dieci anni.
Con l’Aglianico, e con gli irpini, ci vuole la pazienza di saper attendere. Molta pazienza
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