Viticoltore a Carmignano, imprenditore nel mondo, sperimentatore rurale, ambasciatore del vino italiano, ufficiale, gentiluomo ed erede di un cognome importante. Oggi il “conte Ugo” festeggia un compleanno rotondo. E noi vogliamo fargli gli auguri.
E’ nato il 15 agosto del 1921, ma i suoi magnifici novant’anni li festeggia ufficialmente oggi nella storica tenuta di Capezzana, a Carmignano. Quella che in qualche modo – nell’asciutta eleganza e nell’atmosfera di operoso buon gusto di cui è pervasa – gli somiglia. E siccome le ricorrenze e le cifre tonde evidentemente gli piacciono, a bagnare l’evento ci sarà anche un nuovo vino, che però non ha nulla di banale: si chiama” Sessanta” ed è stato prodotto solo nel 2007, per il sessantesimo anniversario delle nozze tra Ugo e sua moglie Lisa.
Ugo Contini Bonacossi, come chi lo conosce sa bene, non è sono uno degli ultimi “grandi vecchi” (sia detto con tutto il rispetto e l’ammirazione del caso) del vino italiano, ma una personalità proteiforme, resa sfumata solo da una proverbiale, compassata riservatezza.
Dietro ai modi impeccabili e a un’allure da country gentleman batte ad esempio il cuore di un agronomo attentissimo e di un agricoltore appassionato, di quelli all’antica, che per tutta la vita, e forse ancora oggi, ispezionano quotidianamente l’azienda, hanno un occhio per ogni vite, ogni olivo, ogni “presa” di terreno. Ma Ugo è stato anche un grande innovatore. Ha guidato la rinascita e la valorizzazione del vino Carmignano (fonda la Congregazione nel 1952 e per primo la presiede), ha fatto parte del Comitato Nazionale Vini doc e docg, ha insomma occupato un ruolo centrale nella vitivinicoltura italiana dell’ultimo mezzo secolo.
Eppure neppure questo, forse, è il tratto più originale della sua vita. Pochi sanno che nei primi anni ‘50, mettendo a frutto un’intuizione sperimentata proprio a Capezzana, con l’amico e socio Lapo Mazzei Ugo Contini divenne il profeta dei laghetti collinari per l’irrigazione. Attività che dall’Italia si espanse all’estero e portò la “Castoro” (così si chiamava la ditta fondata dai due) a costruire bacini artificiali in mezzo mondo, compresa l’Africa e il Sudamerica, deserti inclusi.
Un anno fa ha pubblicato (qui) un libro dal titolo significativo: “Alla scoperta del passato”. Il suo, ovviamente. Un viaggio attraverso la prima metà di un’esistenaa movimentata, la giovinezza, la guerra combattuta in Yugoslavia, l’8 settembre e il passaggio nell’esercito inglese come ufficiale di collegamento con quello regio, il dopoguerra, l’incontro con Lisa, la Castoro e infine il ritorno all’azienda di famiglia, che lui definisce come il passaggio “dall’acqua al vino”. Sullo sfondo, un nome e una famiglia importanti di cui lui, nipote di Alessandro e Vittoria, i creatori della più importante e famosa collezione d’arte dell’epoca, sente il peso e l’orgoglio.
Non dimenticherò mai l’emozione che gli traspariva dal volto quando, con altri colleghi, anni fa ebbi il privilegio di visitare quella raccolta, oggi agli Uffizi, accompagnato da lui in persona.
Anche per questo, caro Ugo, ti auguro di cuore buon compleanno.