Mai, una volta che cicli e fasi della vita si sono conclusi e sono stati affidati dal trascorrere del tempo alla storia personale più o meno remota, mettere alla prova la capacità di fascinazione di qualcosa o di qualcuno che frequentaste, praticaste, predicaste.
Di solito ne nascono delusioni cocenti.
Esattamente come quando incontri la fidanzatina dei tuoi sedici anni e al posto della callida adolescente un po’ torbida che ricordavi trovi una cinquantenne sciupata, disillusa, inacidita e perfino antipatica.
Peggio ancora va quando certe persone del tuo passato ricompaiono non perche’ cercate, ma di loro iniziativa.
Peggio del peggio è quando queste epifanie si verificano come indiretta ma esplicita dimostrazione che di quello che cullavi come un bel ricordo non solo non è rimasto nulla, ma si trattava di un abbaglio vero e proprio: nel senso che il tuo eroe di allora non era affatto tale, ma verso di te nutriva in realtà sentimenti negativi di opportunismo, invidia, amicizia a dir poco tiepida o perfino acre rancore.
Insomma, il passato è bello in quanto tale e non andrebbe disturbato, altrimenti rischi di fare come con le vecchie foto: se provi a ritoccarle le rovini e talvolta le rendi grottesche.
Del resto non tutti invecchiano allo stesso modo o mantengono la stessa rotta: l’esistenza non unisce le persone, è una diaspora di cui occorre prendere atto.
