Dopo la comica del tariffario Uspi, ce n’è un’altra. Dal Corriere: “Il ministro Alfano ha convocato per la prossima settimana gli stati generali delle professioni. Il 15 aprile i rappresentanti di 24 ordini si riuniranno proprio nel palazzo del ministero (…) per discutere dei problemi che la loro categoria sta affrontando (…). Al primo posto dell’agenda c’è proprio la questione delle tariffe minime, che dopo il decreto Bersani sono stata sostituite dalla possibilità per il cliente di negoziare la parcella.
Io non vorrei, perchè lo so che poi mi danno di polemico e di attaccabrighe. Ma anche stavolta non posso, proprio non posso astenermi.
Leggo che il governo ha intenzione di ripristinare, riveduti e corretti ovviamente, i tariffari minimi degli ordini professionali aboliti nel 2006 (i tariffari, non gli ordini) da Bersani. E che a tal fine è stato convocato per il 15 aprile un tavolo che riunisca, per discuterne, tutte le 24 categorie esistenti in Italia.
Bene, dico io.
Ma, di fronte a tanto, come fa a non incazzarsi un giornalista libero professionista come il sottoscritto, per il quale un “tariffario minimo” (sottolineo: minimo!), ammesso che se ne considerasse l’esistenza, è da sempre esistito solo sulla carta; e per il quale, quando è esistito, era pieno di cifre ridicole; e che, in quando ridicolo, quando è stato utilizzato è servito solo a penalizzare ulteriormente i giornalisti, visto che veniva preso a parametro per la valutazione di congruità dei compensi (e giudicato quindi sistematicamente congruo dai colleghi dell’Ordine!) pretesi dai professionisti coinvolti in qualche controversia contro i soliti editori furbi, inadempienti e non paganti?
No, non si può non incazzarsi.
E mi chiedo, poi: riusciranno, quelli dell’OdG, a far capire al ministro la specificità del caso dei giornalisti freelance, l’unica categoria professionale in Italia soggetta a un tariffario che, per essere efficace, avrebbe bisogno di essere incluso in un contratto collettivo nazionale di lavoro, compito spettante però al sindacato e non all’ordine? E che, allegria!, questo sindacato, cioè l’Fnsi, non soltanto ignora da sempre il problema, come se non esistesse, ma nemmeno ha saputo pretendere che fosse menzionato negli ultimi due contratti, l’ultimo dei quali sottoscritto un anno fa?
Ecco, penso a tutto questo e mi incazzo.
E già che ci sono aggiungo: riusciranno i nostri rappresentanti a far capire al governo perchè esistono quattro categorie (pubblicisti, professionisti, collaboratori e professionali) di giornalisti che si intersecano tra loro sia di nome e sia di fatto, promanando da due istituzioni diverse (Ordine e sindacato) i cui compiti tendono però a sovrapporsi (il tariffario lo fa l’ordine ma il contratto lo fa il sindacato), talvolta a scontrarsi (vedi liti recenti su “di chi è la colpa” dello sfascio) oppure a divergere?
Glielo diranno, ad Alfano, che la soluzione è riservata, come sulla “Settimana Enigmistica”, ai “solutori più che abili”, cioè di sicuro non ai giornalisti e ai loro (finora) rappresentanti?