In generale, non so cosa spinga la gente all’esibizionismo: la vanità? L’illusione di apparire (o anzi sentirsi) meglio di come si è?
Boh, non lo capisco.
Quello che capisco anche meno è chi si mette in maschera per occasioni particolari che però non hanno nemmeno nulla in comune con l’abito ridicolo che uno indossa.
Passino ancora ancora le donne, alle quali riconosco volentieri una sorta di diritto alla vanità, al pavoneggiamento per il quale, anche, ci piacciono.

Ma gli uomini?
Quelli che tutti i giorni si vestono normali tendente al trasandato, ma che poi certe volte si camuffano da gaga’, da paini, da caricature, risultando meno credibili dei soldi del Monopoli?
Ieri sera alla bella kermesse delle bollicine a Artimino c’era un tizio pateticamente abbigliato come segue: pantalone acqua in casa con bretella, pietosa babbuccia scamosciata rigorosamente senza calzino, camicia a righe, coppola bel calcata nonostante i 40° e gran mustacchio a manubrio, stile Arsenio Lupin, talmente unto di sego che mi ricordava “i baffi di capecchio e que’ musi, davanti a Dio diritti come fusi” di giustiana memoria.
Solo che non eravamo in duomo e il tipo non era né boemo, né croato.
Era solo un coglione.