Riflessione sulle occulte ragioni per le quali si dovrebbero dare gratuitamente notizie e consigli a chi, facendone un uso professionale, ne trae un reddito o un vantaggio economico.
Quando, nel 2009, aprii Alta fedeltà, non avevo le idee chiare su nulla, tranne che su una cosa: avrei fatto informazione in senso professionale. Ovvero attraverso una testata giornalistica registrata (quale è AF) e nell’assoluto rispetto della deontologia della mia professione, quella di giornalista.
Come penso tutti i cronisti, i primi tempi avevo l’ansia di stare sulla notizia.
Cosa che, i colleghi lo sanno benissimo, costa fatica, lavoro, tempo e denaro.
Ci misi un po’ – esattamente gli anni necessari per vedere gli introiti professionali calare e l’impegno gratuito crescere – a capire che non solo non potevo permettermi questo balocco, ma non era neppure giusto.
La domanda fondamentale e decisiva fu la seguente: io rendo un servizio gratuito ad altri che, pagati per farlo, senza scrupoli ma comprensibilmente lo utilizzano; ma me chi mi paga?
Finì così la caccia all’attualità e via agli approfondimenti.
Poi, però, anche commentare o approfondire è diventato un lusso. L’attualità è passata sui social, dove tutti (con disdoro di editori e giornalisti) la leggono gratis, mentre sui giornali si leggono soprattutto commenti e approfondimenti. Anche questi pagati (sebbene sempre meno) a chi li scrive.
Da qui la seconda fondamentale domanda: ma perchè devo dispensare opinioni, suggerimenti, pareri, commenti, cronache e racconti gratis a chi altrove paga per averli o è pagato per scriverli?
Quindi sono passato anche al forte diradamento dei commenti e della periodicità dei medesimi. L’attività su Alta Fedeltà è rimasta professionale per approccio e metodo, ma con cadenza hobbistica.
Ora però siamo a un nuovo punto di svolta. Perchè la gente, colleghi compresi, legge ciò che (gratuitamente) pubblico e poi, oltre a fare spesso copia e incolla per scrivere articoli, comunicati, dossier nummo ullo, senza nemmeno citare la fonte, sovente mi chiede pure consulenze in privato su casi di lavoro personali o particolari. Sempre gratis, si capisce.
Io però di fare per la gloria il copywriter, ghost writer, consolatore, incoraggiatore, consulente, URP e ufficio informazioni con continuità professionale ma con soddisfazioni economiche zero non me lo posso permettere e mi sarei abbastanza stufato.
Quindi che faccio, chiudo baracca e burattini? Mi tramuto in blogger, con licenza di marchetta e richiesta di prodotti in prova annesse, tanto per divertirmi e lucrare qualcosa? Trasformo AF in uno dei tanti zibaldoni autoreferenziali on line dove sproloquio di cose mie, ovviamente prive di qualsiasi interesse?
Comunque sia, una strada bisogna trovarla, sennò tanto vale limitarsi a stare su Facebook come fanno tanti.
I lettori e gli utenti (soprattutto gli utenti) di AF che ne pensano?