Nessuno mi accusi di reticenza: quando si parla dei mali italiani è difficile riferirsi a un caso unico. Infatti quasi sempre scopri che quello che ti riguarda è solo la punta di un iceberg generalizzato.
E allora voglio dire questo.
Le istituzioni pubbliche sono una cosa seria, quindi verso il cittadino hanno giustamente pretese serie.
Ma se vogliono passare ed essere rispettate per tali, da tali devono comportarsi.
Quando un organo dello stato chiede per funzioni importanti adempimenti puntuali, con termini perentori e formalità rigide, deve allo stesso modo essere puntuale e rigoroso, pronto nelle risposte, chiaro nelle pretese.
Se invece, per riconoscermi qualcosa che è un mio diritto, lo condiziona alla conoscenza di notizie che egli non mi dà anche se ne avrebbe tutto l’interesse, oltre al dovere, e che manco se gli chiedo mi comunica, se poi neppure risponde al telefono quando per millanta volte lo chiamo, perchè fornisce ad hoc solo numeri-civetta sempre occupati allo scopo di scoraggiare chi telefona, e se infine neanche risponde alle pec con le quali, però, pretende altezzosamente e iperburocraticamente di comunicare a senso unico con me, perchè le porte dei suoi uffici sono inaccessibili o hanno orari ridicoli, allora è solo un buffone o un colluso.
Probabilmente, anzi, tutte e due le cose.
E si meritai monetine, uova marce e licenziamenti in tronco, oltre alle proverbiali pedate nel sedere.
Fine dell’intemerata e tanti saluti a tutti.