In 8mila nel viterbese con un migliaio di veicoli, indisturbati per una settimana, in un’area di 30 ettari, con 1 morto, 2 stupri, droga, alcool: tutto abusivo, ma nessuno ha fatto nulla finchè non è finito. Intanto la coda della banda si accampa in Valdorcia. Anarchia italiana.
Ricapitolando, dopo ampio battage e capillare organizzazione una decina di migliaia di persone (mica un centinaio) si danno convegno da tutta Europa in Maremma per un rave, cioè un evento abusivo finalizzato allo sballo con droga, alcool ed eventi connessi, e invadono una proprietà di 30 ettari (l’equivalente di quarantuno, quattro-uno, campi da calcio regolamentari), trasformandolo in una specie di enorme accampamento-discarica.
Arrivano, non in mezz’ora si capisce, ma nessuno se ne accorge, salvo il proprietario del terreno. Non un maresciallo che intercetta le chiamate, non una soffiata, non un vigile urbano, un poliziotto stradale nonostante l’intenso flusso di auto, camion, roulotte, furgoni e altri mezzi. Niente.
Nel frattempo la festa comincia e quasi subito ci scappano il morto (affogato nel lago adiacente), un paio di denunce per stupro, svariati casi di coma etilico, altre facezie tossico-sanitarie (al netto di quelle curate in autonomia e quindi rimaste ignote), la totale mancanza di precauzioni igienico-sanitarie per non dire anticovid (covid che?). Son giovani, lasciamoli divertire.
La cosa dura circa una settimana, durante la quale nessuno, tranne la stampa, continua ad accorgersi di nulla, a fare finta di nulla o a non fare nulla, che sono la stessa cosa. Ministri, prefetto, polizia, carabinieri, niente, nonostate l’illegalità a 360° che si sta consumando sotto gli occhi di tutti e i pericoli acuiti dalle temperature equatoriali e dalle carcasse di animali morti presenti in abbondanza sul terreno. Poveri giovani, continuiamo a lasciarli divertire. E chi se ne frega se il povero contadino, oltre ad aver perso il raccolto, dovrà pure ripulire tutto a sue spese e magari beccarsi pure qualche denuncia perchè magari tra un po’ spunteranno qua e là sudiciumi abbandonati, spazzatura sepolta, eccetera e lo accuseranno di avere una discarica abusiva.
In pratica, per sette-giorni-sette si è dimostrato che in Italia chiunque può fare impunemente ciò che vuole puntanto sulla micidiale miscela di malintesa tolleranza, sinecura, lassismo istituzionale, menefreghismo, prudenzialismo, inefficienza, inettitudine. Si parla di quasi duecento ore di anarchia, non di un flash mob.
Il peggio (e il tragicocomico) arriva però quando i selvaggi, finiti con comodo gli alcoolici e le sostanze varie, non hanno più nulla da fare e quindi cominciano, loro sponte, ad andarsene.
E’ qui che comincia il ridicolo “accerchiamento” da parte delle forze dell’ordine. Da non credere: quando è finito tutto, una ventina di blindati (quelli che, meglio se accompagnati da ruggenti ruspe, avrebbero da subito dovuto impedire l’allestimento del bivacco e rimuoverlo senza troppe esitazioni) accerchiano il campo ormai semivuoto e i poliziotti, aiutati da perfino unità cinofile, “identificano” (a che pro, visto che se ne stanno andando?) qualche migliaio di reduci intontiti. Non mancano le ambulanze, per meglio aiutare chi è già ripartito.
Cito testualmente dal Corriere della Sera: “La questura di Viterbo ha fatto sapere che non si sono registrate particolari criticità inerenti alla sicurezza pubblica“. Come fanno a saperlo se sono arrivati alla fine? Evidentemente morti affogati, stupri, spacci vari e altri abusi non sono minacce alla sicurezza pubblica. O ci prendono in giro dicendo che il deflusso (bontà loro e vorremmo ben vedere) è stato pacifico? Quest’ultima ipotesi è la più probabile, a leggere il seguito: «L’attività di mediazione (mediazione? Quindi si è pure parlamentato, negoziato, trattato?) in corso dall’inizio (dall’inizio?) dell’evento, unita al monitoraggio delle zone di accesso (zone di accesso? Cioè, allora si sapeva tutto e non si è fatto volutamente niente per impedirlo?) ha consentito un allontanamento controllato dei partecipanti». Controllato? Veramente se ne sono andati quando hanno voluto loro e come hanno voluto loro.
Si aggrega al capolavoro di involontaria comicità istituzionale il sindaco di Valentano, Stefano Bigiotti, il quale, sempre come riporta il CdS, ha anche spiegato che «l’area è stata liberata (liberata, tipo arrivano i nostri!). Non c’è più nessuno all’interno». Rimangono, prosegue il giornale, solo pochi veicoli abbandonati o non marcianti. Sequestrati due furgoni (nb: tra un migliaio di mezzi di ogni tipo, sequestrano due furgoni) il primo, che appartiene a due cittadini olandesi, contiene casse acustiche e gruppi elettrogeni; proprio come quello di due giovani italiani, bloccati dopo aver tentato di forzare il posto di blocco.
Sintesi della sintesi: a cose e danni fatti, le istituzioni intervengono solo allo scopo di poter dimostrare che esistono.
E’ la fine, davvero.