Sono convinto che l’ipocrisia sia spesso anche un sintomo di civiltà.
Basta non chiamarla ipocrisia, uscire dalla retorica (quella sì davvero ipocrita) del “bisogna dire sempre tutto in faccia”, che sovente è viceversa sintomo di stupidità e di maleducazione, e riconoscere che calibrare parole e concetti, senza per questo cambiare idea, rende giustizia alle infinite sfumature della natura umana e del suo intelletto, quindi anche del pensiero individuale.
Tutto ciò, però, oggi è reso quasi impossibile dalle modalità della dialettica ottusa di cui siamo ostaggi: nella vita reale e, a maggior ragione, sui social, dove le parole si usano sì come quando si parla, ma si scrivono. E, perciò, “manent”. Il che dà spesso loro tutto un altro senso e significato, trasformando concetti modulati in pietre spigolose.
A questo aggiungiamo un’altra pericolosa retorica, quella della “trasparenza” a tutti i costi, che fa da corollario all’altra di cui sopra e che in verità trasforma solamente ogni discorso in uno scontro tra posizioni manichee, e il cerchio si chiude: si dovrebbe (e si finisce per) litigare su tutto, anche con i migliori amici o con persone il cui spessore intellettuale o culturale ci è noto, colleghi o conoscenti con i quali – grazie all’uso ponderato di quella riflettuta moderazione che scioccamente a volte chiamiamo appunto ipocrisia – mai altrimenti avremmo litigato.
Detto in altri termini e per restare nel terreno di FB: se le regole della conversazione sono quelle del bianco o nero, dell’o con me o contro di me, e se quindi dovessi rimbeccare d’impeto tutte le cazzate o le cose incondivisibili che leggo, dovrei bannare il 50% dei miei “amici”, cancellarne il 25% e scontrarmi quotidianamente con almeno il restante 20%.
La cosa sarebbe reciproca, ovviamente.
E’ questo, in rete e quindi nella vita quotidiana, il prezzo da pagare quando non si è d’accordo con qualcun altro? Bisogna rassegnarsi ad essere incasellati per partito e per “ismi” e dunque a stare tra i buoni o i cattivi secondo altrui, semplicistici punti di vista?
La cosa mi fa paura, perchè chi mi conosce sa che sono per tendenza piuttosto intollerante e quindi, adeguandomi e rinunciando all’autocontrollo che con grande sforzo e disciplina ho (quasi) imparato a esercitare, farei un macello, considerando anche il livello medio di sciocchezze vomitate ogni giorno in rete.
A meno di non scegliere l’alternativa più radicale: mollare tutto e fregarsene.
Potrebbe essere un’idea, sì. Ma non mi parrebbe una vittoria.