La Befana calcistica ha portato acqua fresca nello stagno della comicità involontaria. Già le arrampicature sugli specchi di certi commentatori tv nel cercare di giustificare il clamoroso furto dei soliti 14 ladri (11+1 in campo, 2 dietro il VAR) ai danni del Cagliari erano state precedute dal gollonzo di fondoschiena del bilanista (e non a caso ex Rube) Bonucci. Costui, però, non ha resistito alla tentazione di mettere la ciliegina sulla torta e, anzichè accendere le giustificate candele al suo protettore San Culanzio per l’occasionale segnatura, ha pensato bene di autoglorificarsi con il plateale gesto di “sciacquatevi la bocca” e rilasciando la seguente dichiarazione: “Il gol? Era un po’ che mi dicevano che dovevo segnare e finalmente ho ripagato la fiducia (“ripagato la fiducia”!, ndr) di tutti quanti con una buona prestazione. Io devo far parlare il campo […], sta a me rispondere con i fatti”.
Ha ragione: in San Culanzio bisogna confidare. Ed avere sempre sprezzo del ridicolo.
