L’accordo, dice l’ex CdR del Messaggero, Michele Concina, calza a pennello per incapaci, furbi e proni. Insomma per gli pseudogiornalisti. Ed è vero. Mi chiedo però: chi ha permesso a costoro di entrare nell’albo, obbligandoci a chiamarli colleghi?
Mica per difendere l’Fnsi, eh: non sia mai!
Ma in un vibrante commento diffuso oggi da Senza Bavaglio e intitolato “Un accordo che va bene a chi è senza dignità“, l’ex membro del CdR del Messaggero, Michele Concina, si scaglia contro la bozza del nuovo contratto che l’Fnsi starebbe (stava?) per firmare.
In sintesi, dice: “C’è un giornalismo cui gli ultimi contratti e quello che l’attuale segreteria si appresta a sottoscrivere, si adattano benissimo. E’ il giornalismo senza dignità di quelli che corrono in spiaggia inseguendo Beppe Grillo, che reggono il microfono sotto il mento di un politico senza porre neppure una domanda, di chi ignora le regole della grammatica e usano il congiuntivo imperfetto come esortativo, che passano i servizi e non si accorgono che andrebbero corretti. E’ il giornalismo incompetente di chi considera faticoso imparare qualche lingua e va in giro per il mondo, di solito al seguito di politici o sportivi, parlando solo romanesco. E’ il giornalismo pigro delle frasi fatte. E’ il giornalismo di quelli che fiutano il vento e che sul proprio stemma hanno un coniglio rampante sormontato dal motto “Chi me lo fa fare?”. Sono persone prive di ogni consapevolezza del valore civile della professione. Persone che scrivono per caso, o peggio, incapaci di trattare da pari a pari con qualunque autorità, figuriamoci, se eletti ai vertici del sindacato, con i portavoce dei miliardari che possiedono i giornali. Per loro, i potenti vanno blanditi, perché lascino cadere qualche briciola dal tavolo. La busta paga indecente non è un problema, perché il giornalismo offre mille occasioni di arrotondarla accumulando marchette“.
In apparenza, ha ragione.
O meglio: ha ragione anche in sostanza.
Il punto è che il bersaglio dell’anatema è sbagliato.
Perchè è vero, e non ci piove, che il nuovo contratto sia una schifezza e che affossa, più che svendere (quella era già stata svenduta da un pezzo), la dignità della professione.
Ma la mia domanda va più a fondo. E chiede: come è potuto accadere, chi ha permesso che tutto l’elenco dei presunti colleghi di cui sopra abbia ottenuto la “patente” di giornalista?
Ovvero: se il guidatore incapace ma patentato fa morti e feriti, la colpa è sua o di chi gli ha rilasciato la licenza di guidare?
Ecco il paradosso: sì, i beneficiari dell’ignavia contrattuale della Federazione sono senza dubbio gli incapaci, i furbi e i proni, ma ciò è una delle poche cose di cui il pur repellente sindacato unico dei giornalisti non ha colpa. Il sindacato si ritrova i giornalisti che ha, quelli che sono sulla piazza. E tutti, ahinoi, detentori del famigerato “tesserino“.
Dunque il quesito fondamentale torna a essere quello di prima: come è possibile che l’Ordine abbia investito del titolo migliaia di incapaci, i furbi e i proni su cui gli editori e il sindacato possono facilmente far leva per trovare manovalanza di bocca buona e modestissime pretese?
E, aggiungo, come è possibile che l‘autogol sia stato tale e tanto reiterato da aver reso l’ordine medesimo ostaggio di costoro?
Della serie: il ripulisti va fatto doppio. Del sindacato e dei presunti colleghi.