Nella semindifferenza generale, diretti interessati inclusi, giorni fa Report è tornata a occuparsi degli “autonomi”, cioè del 70% dei giornalisti. Sensazione: lo tsunami sta arrivando e non risparmierà nessuno. Tantomeno chi si sente al sicuro sulla zattera sindacale.
In tutta franchezza, nei panni di un comune cittadino pure io avrei difficoltà a difendere una categoria sotto assedio come quella dei giornalisti.
Categoria dell’esistenza della quale – per come viene dipinta, per come si autodipinge e per le prove di credibilità che dà pubblicamente – si fa oggi davvero fatica a comprendere il senso.
Ovvio che chi sta dentro veda le cose in modo diverso, cogliendo le molte sfumature che all’opinione pubblica sfuggono e la complessità di una professione fin troppo articolata.
La sensazione generale è però che si vada incontro alla tempesta perfetta, nella quale stanno convergendo fortuitamente, dopo decenni di invece colpevole sottovalutazione da parte di quasi tutti, i fattori di criticità che hanno reso debole il giornalismo italiano: scarsa indipendenza, scarso rispetto della deontologia, scarsa professionalizzazione (o, se si preferisce, progressiva dilettantizzazione), scarsa autonomia (economica e ideologica, che alla fine coincidono). Elementi di cui il ritrovato e deleterio coacervo Ordine-Fnsi, con i recenti e pietosi tentativi di svicolamento in extremis, sono lo specchio fedele.
Se a ciò si aggiungono un governo propagandisticamente ostile e una normativa decrepita, è facile rendersi conto di come e perchè anche trasmissioni di denuncia tipo Report, che non senza abbagli e omissioni giorni fa ha cercato di riaprire il vaso di Pandora del lavoro giornalistico, escano già irrimediabilmente vecchie. Nè sappiano distaccarsi da visioni obsolete di una realtà che marcia assai più veloce delle loro inchieste.
Chissà perchè, ma ogni volta che ci penso mi viene in mente che i giornalisti dovrebbero viceversa assomigliare sempre di più a un’altra categoria non a caso odiatissima dall’uomo della strada, ovvero i notai: pochi, ben pagati, selezionati a monte senza pietà e severamente puniti se sgarrano. Dotati di pubblico credito e per questo delegati dall’ordinamento ad asseverare la verità o almeno la corretta ricerca di questa, purgandola da eventuali vizi precedenti.
Su questa solare virtù proprio i notai, anni orsono, basarono con successo la loro difesa al cospetto delle diffuse minacce di abolizione del loro ordine. Vinsero la battaglia anche perchè, alla fine, erano presentabili.
Ma quella era anche gente coi piedi saldamente piantati per terra. Mica come noi, con quelli sulla zatterina appiccicata con lo sputo convinti di farla franca a discapito di chi annaspa in acqua mentre arriva l’onda di piena…