Come accade praticamente un giorno su due, c’è un guasto complicato sulle linee a Roma e l’Italia sui binari si divide in due.

Non è normale ovviamente, ma in realtà ormai sì e così segue soppressione a valanga dei treni, come se anche questo fosse normale, ma lasciamo perdere.

A questo punto che deve fare, come minimo, l’intelligentissimo gestore, visto che al momento di spiccare il biglietto ti chiede ogni dato, incluso numero di scarpe per non dire dettagli più intimi?

Dovrebbe banalmente mandare un whatsapp e un’email al passeggero per avvertirlo il prima possibile della soppressione.

Ovviamente, però, ciò non avviene.

Avviene invece questo.

Arriva un chilometrico e oscuro SMS (chi li legge più?) che in modo generico dice che, causa guasti, tutti i treni potrebbero subire ritardi o soppressioni. Per informazioni chiedere al customer care in stazione. Nulla di più. Nebbia fitta, sottile suspence, incazzatura montante.

Allora vai sul sito di Trenitalia – come se poi tutti sapessero che c’è n’è uno, lo sapessero usare, disponessero di smartphone per consultarlo e ci fosse campo ovunque – e scopri che il tuo treno non è previsto tra le partenze. Possibile, ti chiedi? Ricontrolli più volte, affannosamente: non c’è. Approfondisci a intuito la ricerca (perché il sito non te lo suggerisce) e scopri che il tuo treno è soppresso: puff!

Sintesi: questi imbecilli, invece di usare le tecnologie apposite e i contatti a tal fine estorti, giocano a nascondino colla propria ottusa inefficienza, fedeli al motto aziendale “cazzi tuoi”.

Urge deportazione di massa alla Cayenna.