E’ in libreria “Flos Olei“, l’unica guida al mondo dei migliori extravergini prodotti sul pianeta. Una cavalcata attraverso 655 olii e 43 paesi, tra cui Arabia Saudita e Cina, tutti accuratamente testati e – soprattutto – selezionati solo se superiori al punteggio di 80, ovvero “molto buoni”. Così non c’è pericolo di sbagliare un’insalata…

Cominciai, per deformazione professionale, in tempi non sospetti.
Quando giravo il mondo molto più di oggi, non perdevo mai occasione per assaggiare tutti gli olii di oliva nei quali mi imbattevo, dai pregiati prodotti Dop italiani alle più fantasiose marche e tipi con i quali, nel pianeta, sulle tavole dei ristoranti si spaccia quel condimento chiamato extravergine. E ne compilavo accurate schede di degustazione.
Con una punta di malcelato masochismo, mi infliggevo degustazioni anche quando mi trovavo in paesi in cui non si produceva olio, ma comunque se ne trovava alle mense di case, alberghi, alloggi. Ricordo esperienze terrificanti in Uganda, India, Egitto, Messico, Yemen, Russia, Ucraina, Taiwan.
E spesso, per infierire, pure a casa mi dilettavo in assaggi di bottiglie improbabili portatemi a bella posta dagli amici: devo ad esempio ringraziare pubblicamente l’amico Tobias Piller, corrispondente della Frankfurter Allgemeine Zeitung, per avermene anni fa procurata una, tedesca, nell’etichetta della quale si affermava che quello era il miglior olio in assoluto, in quanto, si leggeva, ottenuto non dalla spremitura delle olive, ma fatto sgorgare naturalmente, per caduta, dai frutti, su cui venivano praticate, uno per uno, delle piccole incisioni.
Surreale, ma vero.
Naturalmente non mancavano, anche se erano più rare, le sorprese al contrario, come ad esempio certi prodotti siriani e turchi.
Ora che ho in mano l’edizione 2012 di Flos Olei, la bella guida ai migliori extravergini del mondo che con grande coraggio e sforzo organizzativo il collega-editore Marco Oreggia da tre anni redige e pubblica (655 olii presi in esame e sparpagliati sui cinque continenti, 800 pagine, 30 euro), mi è venuto voglia di andare a frugare tra gli archivi e ripescare quelle note.
Non certo per vedere se, casualmente, qualcuno dei produttori testato quest’anno abbia avuto l’improbabilissima ventura di esserlo anche da me qualche stagione prima. Ma per rituffarmi in quella bella sensazione che si ha quando, circondati dai campioni, come un segugio si saltabecca dall’uno all’altro, impazienti di sentire stranezze e novità.
E di stranezze, o apparentemente tali, la Flos Olei 2012 ne mette in fila parecchie se, accanto a centinaia di etichette italiane, greche, spagnole o nordafricane la guida ne propone anche di giapponesi, cinesi, etiopi, azere, saudite, afgane, neozelandesi, peruviane, per un totale di 43 paesi, di cui 31 extraeuropei.
Dico apparentemente perché il bello è che il tomo raccoglie solo una selezione dei migliori olii assaggiati dai panel di Oreggia e dei suoi collaboratori durante i mesi e mesi di assaggio.
Per la precisione, solo quelli che hanno ottenuto un punteggio superiore agli 80/100 e vanno quindi dal molto buono all’eccellente.
Il volume, oltre alle 460 schede tecniche dei campioni più rappresentativi, si completa con cartine, note statistiche sull’olivicoltura mondiale, un compendio esplicativo sulla metodologia della degustazione e una griglia di classifiche speciali, suddivise per categorie e tipologie degli olii, la denominazione, il rapporto qualità/prezzo, la filosofia aziendale.
Insomma, c’è di che divertirsi. E di che condire bene.
Non sto qui a togliere al lettore il gusto di scoprire chi c’è nella Top Twenty dei migliori in assoluto. Mi limiterò a dire che gli italiani sono in maggioranza, ma non schiacciante. E che l’olio più “strano” di tutti viene dal Nepal: un paese che ha appena 10 ettari di oliveto su tutto il territorio nazionale e, ovviamente, un unico frantoio.
Non so voi, ma io non lo sapevo.