Ci sono i casi in cui i giornalisti devono spiare da dietro le tende e i casi in cui vengono invitati e possono osservare dal di dentro cose che agli altri umani sono precluse. Ecco un esempio: party russo in una villa medicea.
Ma chi l’ha detto che il povero Granduca Ferdinando I de’ Medici si rivolterà nella tomba?
Secondo me invece è ancora lì, nei sotterranei delle Cappelle Medicee, a sghignazzare dopo aver visto le misees di certe signore russe che l’altra sera hanno invaso la sua creazione, Villa La Ferdinanda detta dei “Cento Camini” a Artimino, capolavoro del Buontalenti e patrimonio dell’Unesco sulla sommità di una collina, nella campagna fiorentina.
Sghignazza come il sottoscritto e un manipolo di colleghi (Nadia Fondelli, Roberta Perna e Laura Tabegna, mentore Marco Gemelli) durante il party che un’industria dolciaria russa ha offerto alla sua forza vendita nell’incantato scenario mediceo di cui sopra. E al quale noi abbiamo avuto l’inconsapevole privilegio di essere invitati.
Lo dico senza ironia: poter assistere dal di dentro, senza dover sbirciare di nascosto ed anzi potendo scorrazzare ovunque, ad un incentive russo, pensato da russi per altri russi, è, giornalisticamente parlando, un privilegio vero. L’occasione irripetibile per uno studio reale, sul campo, del costume e degli stili di vita.
L’opportunità non ci ha tradito.
Innanzitutto, scordatevi Irina Shayk e le stangone modaiole che siamo abituati a vedere accanto agli oligarchi: russe più normali (in senso russo) di queste non se n’erano anzi mai viste. Le classiche Olga, Galina, Svetlana molto in carne e in kitsch che capita di vedere per le strade comuni di una comune media città ex sovietica. Vestite con una pacchianità ingenua che faceva quasi tenerezza, tra raso e lamè, eccitate da morire a farsi i selfie davanti a una carrozza, malferme su tacchi neppure così alti, ma per loro evidentemente inconsueti. Consorti corpulenti e spesso in smoking.
Poi c’erano la musica-martello e gli animatori in costume cosacco che arringavano la folla stando in piedi sulla balaustra della scala monumentale (signor soprintendente, finga di non aver letto). C’erano le proiezioni di fiamme e di loghi (qui) sulla facciata della villa. E c’era il drone luminescente (è l’astro al centro della foto) che solcava il cielo in lungo e in largo, in basso e in alto, radente e ad sidera, filmando, fotografando, riprendendo tutto. Fino a rischiare di essere abbattuto da un fuoco artificiale di gittata più lunga degli altri.
Nel mezzo a questo, l’esibizione di un sosia di Celentano (qui) ingaggiato per l’occasione, le braccia bianco-latte di matrone in fruscianti abiti da sera che parevano usciti dai cartamodelli, le porte dei bagni lasciate misteriosamente aperte anche durante le funzioni, i modi un po’ bruschi di farsi strada, una torta celebrativa così di plastica che di plastica non si può e la pazienza infinita del personale italiano addetto al servizio, al ricevimento, all’organizzazione, alla cucina.
Per una sera benvenuti a Omsk, Toskana.
Kalinka, kalinka…