Il presidente del Gruppo Stampa Autonomo di Siena ci ha lasciato oggi in punta di piedi, com’era nel suo stile. Lo ricordiamo sorridente, piacevole, discreto, sempre misurato. E’ un altro brutto giorno.
Come succede spesso, avevo saputo anch’io anni fa, da mezze parole, che Roberto Romaldo – un amico, un collega, presidente del Gruppo Stampa Autonomo di Siena, nonchè addetto stampa dell’Ufficio diocesano per le Comunicazioni Sociali e direttore dell’edizione locale del settimanale cattolico Toscana Oggi – si era gravemente ammalato. Un po’ per rispetto alla sua grande discrezione, un po’ perché non mi piaceva l’idea di entrare, non invitato, in una dimensione così personale, non gli avevo mai chiesto nulla. Certamente lui sapeva che io sapevo e io sapevo che lui sapeva che io sapevo.
Ma il tempo è scorso, di quel male non si è mai parlato ed anzi proprio per questo mi ero convinto che le cose si fossero in qualche modo sistemate.
Roberto nel frattempo era perfino sceso più volte in campo, al fianco mio e di tanti altri amici sotto la guida del coach Gigi Rossetti, in epiche sfide della “nazionale” di calcio dei giornalisti senesi: compresa quella al Rastrello contro i fallosi magistrati e quella dello scorso giugno contro i “nemici” fiorentini. Aveva anche continuato, da poco rieletto, a guidare il Gruppo con quel suo autorevole garbo che lo rendeva benvoluto e ascoltato da tutti.
Apprendere ora, tra capo e collo, che è venuto a mancare, è una di quelle cose che ti lasciano senza parole. Ti fanno rimpiangere le cose non dette, quelle non fatte. Ripensi a quel suo amore per il giornalismo fatto di pacatezza, concretezza, equilibrio, sobrietà, senso delle proporzioni e del proprio ruolo. E di consapevolezza, qualità rara nel nostro mestiere. Alle riunioni e alle cene passate a parlare di lavoro con un disincanto tanto sorridente da essere contagioso anche per un pessimista cronico come me.
Adieu, presidente.