Freelance (veri) di tutta Italia, unitevi: il colpo di grazia del Covid ha decimato la categoria a tal punto da far nascere i presupposti per aggregazioni trasversali basate solo sulla specificità professionale.

 

Sembra paradossale, ma è vero: la crisi innescata dal Covid è l’atto di eutanasia che rischia di far scomparire la libera professione, o ciò che ne rimaneva, dal panorama del giornalismo italiano.

Una liberazione, anzi la fine dell’agonia per almeno il 95% dei freelance nostrani, cioè quasi tutti, stremati da uno stillicidio di promesse tradite, riforme mai arrivate, previdenze mai ripensate, crollo dei redditi, sindacato inesistente e giornalistificio ininterrotto.

La categoria degli indipendenti è insomma pressochè defunta per la più banale e antica causa di morte: l’inedia.

Addio dunque a chi, grazie a capacità di autogestione, intraprendenza, fiuto, onestà morale, coraggio, coerenza, assunzione in proprio dei rischi, esperienza sul campo, costanza e determinazione per trent’anni si era ritagliata un ruolo importante, agendo sui versanti dell’informazione meno praticabili per la stampa “regolare”.

E ora che succede?

Per i pochi sopravvissuti, se ne hanno la testa, è il momento di provare a rifondarsi.

Come?

Certo non seguendo le traiettorie del passato: l’acquiescenza a farsi relegare nel calderone residuale degli “autonomi“, il fideismo cieco in un tutore assenteista, l’illusione del potere salvifico della “specializzazione“.

Ma puntanto tutto sull’unica forma oggi sensata di aggregazione: i liberi professionisti veri con liberi professionisti veri, a prescindere dal settore di attività. In un’alleanza selettiva, basata sui quattro pilastri fondamentali del freelancing:

  • iscrizione all’OdG
  • partita iva con codice ateco 90.03.01
  • iscrizione all’Inpgi
  • pluralità di committenti.

La forza di coesione necessaria all’impresa, titanica ma non impossibile, è generata dalla necessità di soddisfare sei bisogni vitali. Eccoli:

  1. un’autorganizzazione seria e agile per la tutela legale, sindacale, contrattuale;
  2. una rappresentanza concreta e diretta nelle istituzioni giornalistiche;
  3. una ridefinizione del profilo previdenziale della categoria e della relativa disciplina;
  4. la creazione di un’aggregazione basata esclusivamente sulla difesa di cointeressi specifici;
  5. il rilancio del valore della professionalità individuale come base per la difesa della categoria;
  6. l’affermazione della specificità della libera professione rispetto ad altre forme di giornalismo.

A contribuire alla discussione – senza preconcetti, ma nemmeno aperture di credito al buio – sono invitati tutti.

Qui su Alta Fedeltà ci presteremo volentieri a fare da megafono.

Astenersi provocatori, doppiogiochisti, permalosi e perditempo.