Entro il 19/7 doveva uscire – e ovviamente non ce n’è l’ombra – il decreto per l’erogazione degli ultimi 600 € a favore dei giornalisti autonomi, inclusi quelli del Messaggero ai quali tutti inneggiano. Copione rispettato.

 

Puntuali come le tasse (la scadenza della quali, fissata il 20 luglio, il simpaticissimo governo non si è nemmeno sognato di procrastinare, estorcendo agli italiani in crisi da pandemia i soliti 150 infami balzelli estivi di sempre), anche le sventurate profezie di Cassandro, alias I, si avverano con tragica precisione.

Giusto un mese e mezzo fa, fresco di sblockdown, vaticinavo qui che per gli autonomi la festa da fine allarme si sarebbe conclusa prima che per gli altri, giacchè l’elemosina dei 600 € versati a maggio per il mese di marzo e a giugno per il mese di aprile sarebbero arrivati, sempre se sarebbero arrivati, a fine luglio. Come se una famiglia potesse non dico campare, ma sopravvivere con 1.800 € spalmati su cinque mensilità.

Previsione inesorabilmente avveratasi.

Le vestali di Giuseppi e gli incolpevoli ma copiosi codapaglisti dell’Inpgi, l’ente demandato ad erogare fisicamente il contributo, subito intervennero facendo presente che per l’ultimo obolo sarebbe stata necessario un decreto interministeriale da approvare “entro il 19 luglio“.

Ora – a parte, vista la situazione di emergenza, la circostanza involontariamente comica (ce lo vedete il collega che va a comprare la braciolina dal macellaio e al momento di pagare gli dice “tranquillo, riscuoterai tutto ma prima è necessario un decreto interministeriale“) – la settimana sta per concludersi e di decreti neanche l’ombra, nonostante il solleone. Ed ergo nemmeno dei 600 talleri.

Qualcuno obietterà che, giorno più o giorno meno, a caval donato non si guarda in bocca.

Errore: primo, perchè qui di donato non c’è nulla. Casomai c’è di dovuto, visto che si parla di “reddito di ultima istanza”. Secondo perchè, se c’è un’emergenza, una settimana prima o dopo fa eccome. Soprattutto se si sono pure fornite date di riferimento, e perciò aspettative, come quelle indicate sopra.

Ora, poi, si vocifera che, a causa della fluida situazione politico-epidemiologica, la terza tranche degli agognati 600 € per i giornalisti autonomi potrebbe anche non arrivare mai.

Del resto, aggiungo, se la medicina arrivasse quando il malato è morto, a che servirebbe?

Nel frattempo, fra i pelosissimi appelli del trittico Fnsi-Odg-Inpgi, è esploso l’esemplare caso dei collaboratori del Messaggero, esempio perfetto di coloro che del bonus avrebbero avuto bisogno assai.

Insomma, mentre gli statali (per carità, non è colpa loro, però è un dato di fatto), con le tredici mensilità garantite a vita, orario ridotto, ferie pagate, sindacato bellicoso, permessi, cappuccino libero, cartellini timbrati in mutande etc a volte se ne stanno a casa – per loro stessa ammissione – quasi in vacanza a fare lo smartworking, ci sono dei poveracci che per sbarcare il lunario cullano l’illusione che il Governo versi loro, con esasperante calma si capisce, un obolo da 12 euro al giorno.

Io non ci ho mai contato, ma è perchè mi chiamo Cassandro.

Al posto loro, però, sarei parecchio incazzato.