In una memorabile scena di uno dei miei film prediletti, ambientato nel 1973, un tizio spiega a un altro che esiste un “mojo” che “in soli 27 minuti spedisce pagine attraverso il telefono”. In altre parole, il primo rudimentale fax.
Se oggi qualcuno ti dicesse che ti manda un documento urgente o le istruzioni della lavatrice guasta via fax e al ritmo di mezz’ora a foglio, tu muori di rabbia o di risate.
Poi, tramite il solito mirabolante sito, ti offrono un fulmicotonico servizio su “cloud” capace di fare di tutto, compresi il caffè e il cambio di stagione nell’armadio.
Interessante.
Ma siccome loro sono moderni, “in cloud” appunto, si guardano bene, ovviamente, dal fornire informazioni ai potenziali clienti attraverso tecnologie superate e oscurantiste, tipo ad esempio l’orribile telefono, fonte peraltro di infiniti seccatori, e nel sito hanno una chat: tu scrivi in diretta le domande e loro in diretta ti rispondono.
Ganzo, no?
Peccato che (e lo precisano pure) per default le risposte non possano mai arrivare prima di un’ora, nel senso di sessanta minuti. Ne consegue che se hai, come è normale visto che si tratta di servizi delicati, professionali e a pagamento, quattro o cinque domande o chiarimenti, a seconda dell’orario di inoltro avrai le informazioni che ti servono non prima di mezza giornata o di un giorno intero.
Autentici genii della vendita.
O hanno inventato la web zen?