E’ mancato oggi Dave Swarbrick, il violinista e mandolinista del periodo d’oro della band. Sopravvisse all’incidente del 1970, a una falsa morte nel 1999 e a un trapianto di polmoni nel 2004. Senza parole. Farewell, Farewell.
Soundtrack 1: “Come all ye“, Fairport Convention
Soundtrack 2: “Farewell, farewell“, Fairport Convention
Incredibile a dirsi oggi, ma ai miei primordi musicali Dave Swarbrick mi era antipatico.
Anzi, antipaticissimo.
Bassetto, con quegli occhialini capricciosi, mi pareva un leader bizzoso che colpevolmente faceva e disfaceva in una delle band che stavo cominciando ad amare e che poi in effetti amai follemente, i Fairport Convention.
Ovvio che in seguito ho cambiato opinione. Su Swarbrick, non sui F.C.
Quando, nel 1999, lo dettero per morto, con un amico di sempre feci voto solenne di andarlo a vedere prima o poi al Festival di Cropredy, quello “ufficiale” dei Fairport. Voto ripetuto quando tornò a suonare nel 2006 dopo un trapianto di polmoni.
Cazzo Dave, non ce l’ho fatta a venire.
Ed è tutta colpa mia. Sulla quale, ora che sei morto davvero, recrimino dolorosamente mentre passo l’indice sulla collezione dei tuoi dischi: con la band, da solo, con il grande Martin Carthy.
Ogni volta che se ne va uno dei protagonisti di quegli anni, è inevitabile chiedersi se essi furono davvero irripetibili come si dice. O se siano irripetibili solo per chi – direttamente o di rinterzo, come me – li ha vissuti e in quanto li ha vissuti.
Risposte, nessuna.
Ma certi dischi restano infissi come chiodi e nessun decennio trascorso sembra capace di smuoverli dalla loro lucente aura di bellezza.
La musica di cui, anche depurata da ogni nostalgia, Dave Swarbrick fu coartefice rimane un monumento miracoloso . Forse non più duraturo del bronzo, ma di tanti altri monumenti sì.