Il vantaggio dei social è che consentono una visione ampia sugli umori del mondo, giornalismo incluso. Dal mio post sulle quote Odg, ad esempio, sono nate molte polemiche. Alcune comprensibili, altre meno. Il problema è il motivo…

 

No, niente reportage dalle nuvole, nè j’accuse sulle assunzioni in Rai, nè polemiche sui colleghi-militanti nonostante che, a campagna elettorale in corso, molti di essi si siano effettivamente scatenati con la propaganda.
Vorrei invece fare una nota al post che ho pubblicato qui giorni fa a proposito delle quote OdG da pagare. E che secondo me, dicevo, sono “bellissime“, spiegando ovviamente il paradossale perchè.
Ora, è vero che sul web, e in particolare su FB, non si può pretendere che la gente legga tutto, capisca nel dettaglio i termini delle questioni e risponda a tono su ogni cosa: nella stragrande maggior parte dei casi, infatti, come nella vita, anche qui si leggono e si commentano i titoli, ben che vada.
Meno accettabile, ma succede, pure che la gente intenda fischi e capisca fiaschi.
A giudicare da commenti e reazioni che ho registrato sul punto in questione, però, si direbbe che l’Italia sia un paese in cui:
molti dicono di disprezzare i giornalisti e il loro ordine, ma poi vogliono appuntarsi sul petto il famoso tesserino o, se già lo hanno, sono disposti a fare di tutto per mantenerlo;
molti vorrebbero avere o mantenere, veri o presunti che siano, i vantaggi e i diritti legati allo status di giornalista, senza però sottostare ai limiti e ai doveri correlati;
molti confondono le quote con le gabelle, l’iscrizione con il commercio, l’ordine col sindacato;
molti fanno un altro mestiere, ma cercano di avvantaggiarsene sfruttando la qualifica di giornalista;
molti hanno altri redditi, a volte connessi al giornalismo e all’informazione, ma trovano insopportabile pagare 100 euro l’anno per una quota di qualcosa di cui ampiamente beneficiano nel modo detto ora;
molti incolpano giustamente l’OdG di varie inefficienze, ma ancora di più ingiustamente lo accusano di storture, inadaguatezze e controsensi di cui non è responsabile l’OdG, ma la legge.
Sottolineo che ho detto “molti”, non certamente tutti.
La conclusione è che, se la professione è prossima alla fine, non è che lo sarà per estinzione del mestiere, o per l’effetto delle maledizioni subite, o per abolizione dell’Ordine, ma per la sua progressiva diluizione con gente che c’entra sempre di meno, fino a un punto tale da renderne inindividuabili gli appartenenti ad essa e i non.