di ANDREA PETRINI
Una verticale di 10 annate del “Barbera da lungo invecchiamento” di Cascina I Carpini. Qui, a Pozzol Groppo (AL), zona Colli Tortonesi, Paolo Ghislandi insegue i suoi sogni visionari.
Ho conosciuto Paolo Ghislandi, deus ex machina di Cascina I Carpini, molti anni fa, quando era tra i pochi produttori ad aver intuito le potenzialità dei social network. Che a quei tempi, per il mondo del vino, avevano un solo nome: Vinix. Proprio sulla piattaforma ideata da Filippo Ronco incrociai Paolo che, in maniera molto temeraria considerando il periodo, si era messo a scrivere post su post al fine di far conoscere l’azienda agricola e la sua filosofia ad un risicato pubblico di enonauti della prima generazione. Col tempo, la stima e l’amicizia sono talmente cresciute che andai a trovarlo a Pozzol Groppo (AL), sui Colli Tortonesi, dove attorno al 1998 aveva piantato i primi due vigneti di Timorasso e Barbera: nei sogni di Paolo e di sua sorella Maddalena dovevano dar vita ai “vini d’arte”, cioè vini buoni prodotti nella piena naturalità di un processo che, unendo tradizione e tecnica, rispettasse appieno la terra e la vite, fornendo prodotti in grado di evolvere nel tempo.
Il pallino del lungo affinamento dei vini, del resto, lui l’aveva sempre avuto. E infatti tempo fa Ghislandi ha voluto organizzare a Roma una verticale del suo Bruma di Autunno (100% Barbera) per fare il punto su una delle sue tante avventure di vignaiolo utopista.
La vigna, risalente al 1926, fu acquisitata nel 2003 proprio con l’idea di produrreuna Barbera da lungo invecchiamento, alla stregua d’un Brunello di Montalcino o d’un Barolo.
Come? Secondo Paolo, attraverso la cura maniacale di tutto il processo produttivo, fin dalla raccolta dell’uva in piena maturazione (la Barbera di certo non ha problemi di caduta di acidità) che, successivamente, viene fatta fermentata lentamente in acciaio, con solo lieviti indigeni. Il vino, terminata la fermentazione e con tutte le sue fecce, viene passato in tonneaux di rovere francese di media tostatura a grana fine per tre anni. Dopodiche, stavolta in acciaio, si riassemblano tutti i tonneaux in una massa unica per ulteriori due anni. Successivamene il vino, raggiunto il suo equilibrio, passa in bottiglia per altri 4 anni.
Riepilogando, Bruma d’Autunno è una Barbera che esce sul mercato dopo 10 anni, quindi l’ultima annata in commercio è la 2009.
Paolo Ghislandi è un utopista o un visionario?
Dopo tanto tempo ancora non l’ho capito, ma per provarci gettiamoci nelle note di degustazione della verticale, che parte dal 2013 (ovviamente ancora in affinamento) e terminare con il 2004, la mitica prima annata.
Cascina I Carpini – Bruma d’Autunno 2013 (in affinamento): troppo “giovane” per essere valutato, ad oggi è una sorta di grumo alcolico ricco di frutta rossa pronta ad esplodere.
Cascina I Carpini – Bruma d’Autunno 2012 (in affinamento): il vino comincia pian piano a delinearsi, le nubi tendono a diradarsi e ne esce un barbera più aperto e gentile del precedente, ricco di spunti fruttati e acidità che tende ad ingentilire la componente alcolica ancora vibrante.
Cascina I Carpini – Bruma d’Autunno 2011 (in affinamento): l’annata calda si fa sentire rendendo il vino apparentemente più pacioccone del normale. La frutta, bella densa, in questa annata è accompagnata aromaticamente da un bel respiro balsamico. Finale lungo, caldo, sapido.
Cascina I Carpini – Bruma d’Autunno 2010 (in affinamento): pur non essendo ancora in commercio, andrà l’anno prossimo, la grande annata non è possibile non sentirla in questo barbera già di grande piacevolezza e complessità dove il naso di frutta croccante e fiori, lascia spazio alla piccola speziatura e alle erbe aromatiche. Sorso già ben equilibrato, scattante, un vino che stupisce già per freschezza e bevibilità. Forse il finale chiude troppo presto ma stiamo cercando il pelo nell’uovo. Ottimo futuro.
Cascina I Carpini – Bruma d’Autunno 2009: la prima annata in commercio (!!!) regala un impatto aromatico ricco di note di marasca sotto spirito, prugne rosse, spezie nere e sensazioni boschive. Al gusto è assolutamente coerente col naso, succoso, non troppo esuberante nel finale decisamente sapido.
Cascina I Carpini – Bruma d’Autunno 2008: cominciano, dal punto di vista aromatico, a spuntare i primi odori terziari che, dopo un primo attacco fruttato, tendono ad emergere attraverso ricordi di sottobosco, noce, fiori rossi secchi, spezie orientali. Sorso intrigante, potente e fresco, avvolgente con bella chiusura sapida rinvigorita da una acidità scalpitante.
Cascina I Carpini – Bruma d’Autunno 2007: apre complesso su note di torrefazione, ginseng, prugna secca, pepe, soffi balsamici. Al sorso si fa apprezzare per buon equilibrio tattile, non ha una persistenza fenomenale ma ha tanto buon sapore e succosità.
Cascina I Carpini – Bruma d’Autunno 2006: non so se dipenda dall’annata non certo esaltante o della bottiglia non in forma ma questo barbera ha il profilo aromatico meno convincente della batteria visto che l’olfatto è quasi monopolizzato da una sensazione vegetale che tende a coprire i più eleganti aromi di frutta nera di rovo, erbe aromatiche e spezie. Anche il sorso non convince, ancora leggermente scomposto e con un alcol un po’ troppo presente.
Cascina I Carpini – Bruma d’Autunno 2005: Paolo Ghislandi, tra il serio e il faceto, durante la degustazione ripeteva spesso che il Bruma d’Autunno si fa più giovane col passare del tempo. Pensavo, ovviamente, stesse scherzando ma così non era visto che questo millesimo al naso si esprime con una complessità aromatica quasi da vino appena messo in commercio. Si percepiscono, infatti, intense sensazioni di ciliegia, fragola macerata, cera, fiori rossi ed una intensa speziatura a corredo. Entra in bocca con eleganza, vibrante freschezza e gustosa sapidità. Polposo e ricco chiude di bella persistenza ed armonia.
Cascina I Carpini – Bruma d’Autunno 2004: e quando pensi che il risultato della precedente annata sia irripetibile, come un 13 al totocalcio, arriva la 2004 con un naso giovane e complesso dove ritrovo di nuovo la cera d’api, la frutta nera polposa, le erbe officinali, le bacche, sbuffi di torrefazione e echi balsamici. Al sorso non è un grande barbera, vibrante, succoso, intenso ed elegante. Non so se rappresenti la quadratura del cerchio rispetto al sogno iniziale di Paolo ma la strada è definita.
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