di ANDREA PETRINI
Sulle alture sopra Gualdo Cattaneo, zona Montefalco docg, ci sono una tenuta del ‘300, vigneti ad alta quota e due produttori confinanti che si uniscono per valorizzare il prodotto, ma senza fretta di venderlo.
Saragano è un delizioso borgo in provincia di Perugia, disperso tra le bellissime colline della campagna umbra dove si arriva, da strade tortuose, solo se si ha un obiettivo preciso.
Il mio aveva a che fare col Sagrantino di Montefalco e con la Tenuta di Saragano.
La Tenuta ha origini che risalgono al XIV secolo e si estende per 220 ettari, con 10 ettari di vigneti a circa 500 metri s.l.m., in pratica la massima altitudine di tutto il comprensorio di Montefalco.
Saragano è di proprietà del conte Riccardo Pongelli Benedettoni e dell’imprenditore ed enologo Ivan Vincareti i quali, provenendo da mondi diversi, hanno messo insieme la comune passione per il biologico e il vino di qualità per un progetto: valorizzare le uve di Sagrantino e il vino prodotti nelle loro confinanti aziende.
I 10 ettari sono suddivisi in 5 parcelle ovvero: Segreta (1 ha di Riesling), Piantata (1,5 ha con piante di Sagrantino, Sangiovese e Merlot), Palmira (4,5 ha con piante di Sangiovese, Merlot, Grechetto di Todi e Trebbiano spoletino), Palazzo (2 ha con piante di Sagrantino, Sangiovese e Merlot), Le Torri (1 ettaro con piante di Sagrantino, Sangiovese e Merlot)
In cantina, da poco ristrutturata, tutti i vini sono fermentati in acciaio e poi, secondo la tipologia, fatti maturare in bottiglia o in barrique prima di essere imbottigliati ed uscire sul mercato.
Su questo punto è opportuno spendere due parole: i due produttori non hanno fretta di vendere i loro vini. Anzi, sono ben consapevoli che tutti, soprattutto il Sagrantino di Montefalco, hanno bisogno del giusto tempo di maturazione per smussare quelle spigolosità, soprattutto di carattere tannico, che ne limiterebbero le potenzialità gustative.
Una filosofia che in pratica si di traduce nel portare il vino, imbottigliato come da disciplinare nell’areale di produzione, dalla cantina di Saragano a quella di Frontignano dove il Montacchielo, il Montefalco Rosso e il Sagrantino di Montefalco maturano ulteriormente fino a quando non sono considerati veramente pronti per essere degustati al meglio. il Sagrantino di Montefalco attualmente in commercio è, ad esempio, quello del 2014.
Con Matteo De Paoli, blogger di Radiobottiglia e ottimo cicerone durante la mia visita, abbiamo degustato le ultime annate:
Segreto di Famiglia (100% riesling): questo spumante metodo charmat, proveniente da un vigneto di 45 anni di riesling, come dice l’etichetta stessa rappresenta il classico vino che i Pongelli Benedettoni usavano bere in famiglia come aperitivo. Uno spumante “intimo” che pian piano, vista la sua gradevolezza, è stato usato anche per allietare gli ospiti dell’Agriturismo di Charme La Ghirlanda, sempre di proprietà del Conte, e che oggi possiamo trovare sul mercato in modeste quantità. A me è piaciuto moltissimo per la sua schiettezza e per non essere “piacione” visto che parliamo, vivaddio, di un extra brut.
Montacchiello 2017 (100% grechetto di Todi): il colore giallo paglierino, quasi dorato, potrebbe fare pensare ad un bianco passato in barrique ma basta mettere il naso nel bicchiere per capire che di legno questo grechetto non ne vede proprio. La tonalità intensa deriva da uve colte leggermente sovramature e questa scelta, ovviamente, la ritroviamo nel bicchiere dove il vino si presenta aromaticamente complesso grazie ad intense sensazioni di acacia, pesca nettarina, erbe aromatiche e spunti minerali. Al sorso aspettatevi un vino rock, strutturato ma di grande equilibrio e sorretto da vivace acidità citrina. L’ultima annata in commercio è la 2017. Tempo al tempo….
Montefalco Rosso 2015 (sangiovese 60%, merlot 25%, sagrantino 15%): il vino rosso di entrata (!!!) di Tenuta Saragano, la cui prima produzione risale al 2002, elargisce un bel ventaglio di profumazioni dove ritrovo l’amarena sciroppata, il mirtillo, la liquirizia, il tabacco aromatico, le spezie dolci. Al sorso è ovviamente di impatto, generoso nel dichiararsi grazie ad una saporosità tannica ancora vibrante che assieme ad una elegante scia sapida finale fanno di questo Montefalco Rosso un vino espressivo e di primo approccio alla filosofia di Tenuta di Saragano.
Montefalco Rosso Riserva 2016 (sangiovese 60%, merlot 25%, sagrantino 15%): dalle migliori uve del Cru “Palazzo” nasce questa Riserva che, grazie anche alla grande annata di riferimento, risulta rispetto al precedente vino decisamente più pronto e complesso. Al naso ha profumi di more e mirtilli neri, alloro, tabacco da pipa, humus, spezie nere, legno di cedro e rabarbaro. Al gusto il suo impero alcolico è magistralmente modulato da una importante spalla acida. I tannini sono vividi ma ben fusi all’interno della struttura del vino che scorre rapido verso una persistenza fruttata interminabile.
Sagrantino di Montefalco 2014 (sangrantino 100): lo confesso, in passato sono stato un fan del Sagrantino di Montefalco, molte filosofie produttive basate sulla potenza, spessa incontrollata, mi hanno fatto allontanare da questa tipologia di vino che merita ben altra sorte. Tenuta di Saragano propone di una versione diversa dalle solite note, complice magari una annata, la 2014, fresca e magari più sottile, il vino versato nel bicchiere mi entusiasma anzitutto per il suo quadro olfattivo elegante e poco gridato dove, con aristocratica complessità, si odono lampi odorosi di ciliegia nera, sottobosco verde, humus, scatola di sigari, incenso, pepe nero, eucalipto e cacao. Al gusto la vera sorpresa perché si coglie subito la solidità e l’armonica omogeneità dell’impalcatura tannica e alcolica, il tono grintoso e il corpo vigoroso ma, vivaddio, al tempo stesso elegante. E’ un rosso di grande stoffa, nobile, elitario, che si concede senza mai stufare il palato con masse tanniche ed alcoliche di indecorosa tessitura.
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