di LORENZO COLOMBO
L’appendice umbra degli Antinori, che lo acquistarono nel 1940, fu costruito nel 1350 per i Monaldeschi della Vipera, famiglia giunta in Italia con Carlo Magno. Assaggiati cinque dei sei vini che vi si producono.
Durante l’evento Volcanic Wines, tenutosi ad inizio luglio tra Umbria, Toscana e Lazio, abbiamo avuto l’opportunità di visitare alcune aziende del territorio.
Una di queste è il Castello della sala, ovvero l’azienda umbra della famiglia Antinori, che abbiamo visitato sotto la guida dell’enologo Massimiliano Pasquini, responsabile della Tenuta.
Particolarmente interessante – oltre alla visita della moderna cantina – la visita al castello, dove poi abbiamo pranzato, soprattutto perché non è aperto alle visite dei privati e quindi l’occasione è stata unica.
La famiglia Antinori è nel mondo del vino da ventisei generazioni, dal 1385 precisamente, quando Giovanni, di Piero Antinori, entrò a far parte dell’Arte Fiorentina dei Vinattieri.
L’azienda possiede diverse tenute sparse tra Toscana ed Umbria, in alcune delle più prestigiose zone vitivinicole d’Italia: Chianti Classico, Bolgheri, Montalcino.
L’azienda umbra è la Castello della Sala, una tenuta di cinquecento ettari, dei quali centoquaranta a vigneto ed una ventina ad oliveto, collocata ad una ventina di chilometri da Orvieto. I vigneti sono collocati tra i 200 ed i 400 mt slm e circondano il Castello della Sala, che li domina dai suoi 534 metri d’altitudine.
Il castello venne costruito nel 1350 per Angelo Monaldeschi della Vipera, la cui famiglia era giunta in Italia al seguito di Carlo Magno nel IX secolo.
La famiglia Monaldeschi si divise in diversi rami, spesso in lotta tra loro per il predominio territoriale, dai nomi curiosi: Della Cervara, Del Cane, Dell’Aquila, Della Vipera; alcuni di questi danno oggi i nomi ai vini ivi prodotti.
Nel 1516, alla morte di Piero Antonio, che aveva sposato la cugina Giovanna Monaldeschi della Cervara, riappacificando la famiglia, non avendo eredi il castello viene donato alla Chiesa, e precisamente all’Opera Pia di Santa Maria (in pratica al Duomo d’Orvieto) che lo detiene sino al 1860, quando, con la secolarizzazione dei beni della Chiesa, il castello diviene proprietà dello Stato Italiano, che lo vende a diversi proprietari.
Infine, nel 1940, il marchese Niccolò Antinori acquista l’intera proprietà, ovvero il castello ed i ventinove poderi annessi, per un totale di 483 ettari tra campi e boschi; nasce così la Tenuta Castello della Sala.
All’inizio i vigneti erano composti da vitigni locali, principalmente Procanico (un clone di Trebbiano) e Grechetto, in seguito sono stati piantate varietà internazionali: Chardonnay (sessanta ettari), Sauvignon blanc (venti ettari) e Pinot nero (quatto ettari), quest’ultimo nelle zono più alte, tra i 340 ed i 460 metri d’altitudine; ci sono inoltre piccoli appezzamenti di Semillon e Traminer.
Nel 2005, poco sotto il Castello è iniziata la costruzione della nuova e modernissima cantina di vinificazione, mentre, nei sotterranei del Castello si trova la cantina storica, utilizzata ormai principalmente per conservare la poderosa riserva personale di vini degli Antinori.
Nella Tenuta si producono sei vini, tutti bianchi, tranne uno; noi ne abbiamo degustati cinque, è rimasto escluso l’Orvieto Classico Superiore Doc “San Giovanni della Sala” (Grechetto, Procanico, Pinot bianco e Viognier), disponibile presso il banco d’assaggio di Volcanic Wines ad Orvieto.
I vini degustati:
– Umbria Igt “Bramito del Cervo” 2013 (Chardonnay in purezza)
Vinificato parte in legno (barriques) e parte in acciaio, dove rimane a contatto dei lieviti sino all’assemblaggio ed all’imbottigliamento. La prima annata di produzione è il 1994.
Color verdolino-paglierino luminoso.
Di discreta intensità olfattiva, con leggere note d’erbe officinali.
Fresco, sapido e minerale, con note nocciolate e lunga persistenza.
– Umbria Igt “Conte della Vipera” 2012 (80% Sauvignon e 20% Semillon)
Vinificazione –separata per i due vitigni- in acciaio; prima annata di produzione 1997.
Il colore è verdolino luminoso.
Fresco, pulito, intenso al naso, elegante, con leggeri accenni vegetali.
Molto fresco al palato, con bellissima vena acida, sentori di frutta fresca, d’ananas, con note aromatiche, lunga la persistenza.
– Umbria Igt “Cervaro della Sala” 2012 (85% Chardonnay e 15% Grechetto)
Lo Chardonnay viene vinificato in barriques, dove il vino rimane per sei mesi a contatto coi lieviti e dove avviene pure la fermentazione malolattica, il Grechetto viene invece vinificato in acciaio; dopo l’assemblaggio il vino rimane in bottiglia per almeno dieci mesi prima della commercializzazione. L’idea di questo vino nasce dopo una visita in Borgogna da parte di Piero Antinori e Renzo Cotarella; la prima annata è del 1985.
Qui si cambia completamente stile rispetto ai due vini precedenti; il colore è giallo paglierino luminoso, di buona intensità.
Intenso al naso, con eleganti note vanigliate.
Di buona struttura, morbido ed al contempo sapido, note nocciolate e legno percepibile, lunga la persistenza.
– Umbria Igt Pinot nero 2012 (Pinot nero in purezza)
Vinificato in acciaio (termina la fermentazione in barrique, dove rimane per otto mesi e svolge anche la malolattica), seguono nove mesi di bottiglia prima della commercializzazione; prima annata di produzione 1990.
Color rubino di media intensità, luminoso.
Pulito al naso, elegante, si colgono sentori di frutto rosso speziato, di ciliegia e di fragola, accenni vanigliati.
Nettissimo il frutto al palato, pulito, leggermente piccante, con tannini dolci e legno ben fuso nell’insieme.
– Umbria Igt “Muffato della Sala” 2008 (60% Sauvignon blanc, 40% tra Grechetto, Gewürztraminer e Rieling)
Le uve vengono raccolte in base all’attacco di Botritis Cinerea. Dopo circa diciotto giorni di fermentazione il vino viene messo in barriques, dove sosta per circa sei mesi prima di essere assemblato. Prima annata di produzione 1987, con composizione delle uve diversa (50% Sauvignon Blanc, 30% Grechetto e 20% Drupeggio).
Color oro antico, intenso e luminoso.
Intenso al naso, ampio, con sentori di frutta candita (cedro), albicocca disidratata, sciroppo di pesca, ananas.
Fresco al palato, con bella vena acida e leggere note muffate, tornano i sentori di canditi, si coglie l’albicocca matura, buona la persistenza.
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