di ANDREA PETRINI
Nato da un unico vigneto a Pinzon, la culla nobile del Pinot Nero, e vinificato con denominazione di vigna e in quantità limitata, Anrar della Cantina di Andriano è un vino di gran charme. Qui presentiamo le annate 2016 e 2019.

 

Andriano è uno dei comuni più piccoli dell’Alto Adige e grazie al suo clima mediterraneo è meta ambita di escursionisti e ciclisti che, già a primavera, vogliono godersi le vacanze tra aria pura, meleti e antichi vigneti.

Il borgo, a metà tra Bolzano e Merano, è anche una storica terra da vino: è qui che nel 1893 fu fondata la cantina sociale oggi più antica del Tirolo meridionale.

Fin dall’inizio la cooperativa si distinse per una grande intraprendenza tanto che, tra il 1896 e il 1908, Cantina di Andriano prese parte con successo a numerose rassegne internazionali, come le esposizioni mondiali di Roma e Vienna, ottenendo premi e riconoscimenti.

Un percorso di qualità mai abbandonato, che infatti ha avuto un’ulteriore svolta quando, nel 2008, fu stretta un’alleanza strategica con Cantina Terlano.

Andriano è situato a 285 metri s.l.m., sul versante occidentale dell’Adige, ai piedi del massiccio del Macaion, che gioca un ruolo fondamentale nel proteggere le viti dal freddo del nord, mentre verso Sud-Est l’ampia apertura della valle garantisce a tutti gli appezzamenti un’esposizione solare dall’alba fino alle prime ore del pomeriggio.

Queste caratteristiche pedoclimatiche, unite ai terreni di origine calcarea, rendono il terroir di Andriano molto tipicizzante ma richiedono, al tempo stesso, grande attenzione ed esperienza nella scelta dei vitigni e dei cloni più adatti, soprattutto nei nuovi impianti.

 “Il principio ispiratore del lavoro continua a essere quello di credere nel territorio di Andriano e nel potenziale delle sue vigne. L’obiettivo condiviso è, quindi, rendere riconoscibile nel calice la provenienza e la peculiarità degli splendidi vini che scaturiscono da questi appezzamenti”, dice Rudi Kofler, l’enologo della cantina.

Oggi i vini di Andriano si suddividono, secondo la provenienza, la varietà delle uve e i metodi di lavorazione, in due linee: “Le Selezioni” e “I Classici”. Protagonisti sia vitigni bianchi (Chardonnay e Sauvignon), che rossi (Merlot, Pinot Nero e Lagrein).

Anrar, il Pinot Nero Riserva che ho deciso di raccontarvi oggi, è un punto fermo fra le Selezioni ed è tra i miei vini rossi altoatesini preferiti.

Nasce su terreni calcarei in uno degli appezzamenti di Pinot Nero più ambiti dell’Alto Adige, a circa 470 metri di quota: a Pinzon, nel comune di Egna. Le uve utilizzate provengono da un unico vigneto, con esposizione verso Sud-Sudovest, in quella che in tutto l’Alto Adige si considera la culla nobile del Pinot Nero. Il vigneto è gestito da un socio conferitore storico, sicché il Pinot è vinificato con denominazione di vigna e in quantità limitata (da 4.000 a 5.000 bottiglie). Grazie all’elevata densità d’impianto (8.000 ceppi per ettaro), la resa è molto bassa per natura. La vendemmia si esegue esattamente nel momento della ottimale maturazione organolettica, senza mai oltrepassare questa soglia, in modo da conservare le caratteristiche più tipiche del vitigno.

Un terzo delle uve viene poi lavorato a grappolo intero, diraspando invece gli altri due terzi. L’affinamento si svolge in barrique.

Recentemente ho avuto la fortuna di degustare due millesimi di Anrar.

La 2019, come racconta Rudi, è stata varia e complessa, con alternanza di condizioni atmosferiche abbastanza estreme sia in termini di temperatura che di piogge le quali, soprattutto in estate, hanno creato danni anche ingenti causa grandinate violente. Nonostante tutto la vendemmia, cominciata in ritardo rispetto alle ultime annate, ha avuto il tempo per garantire all’uva una buona maturazione.

Ciò che di questo vino mi incanta, soprattutto in annate non troppo calde, è la sua finezza. Perché Anrar è un Pinot nero assolutamente filiforme, essenziale, dove i tratti di rosa antica, di ribes e di spezie rosse impreziosiscono il gusto di un vino leggero, raffinato e di grande precisione armonica.

Curiosità: quest’anno Anrar 2019 è stato giudicato da una giuria internazionale, al 24° concorso nazionale del Pinot Nero, il migliore d’Italia del 2022.

Anrar 2016, invece, è figlio di un’annata molto complicata, con gelate primaverili, basse temperature medie e piogge protrattesi, per fortuna, non oltre la metà di agosto, sono giunte giornate calde e asciutte.

Questa Riserva ha un’impronta più speziata, con note di frutti di bosco leggermente macerati, pot-pourri, muschio e cenni di grafite. Al sorso è più carnosa della 2019, ma rimane comunque fresca, compatta e di soave leggiadria. Finale lungo e di grande charme.

 

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