di ANDREA PETRINI
Per arginare le difficoltà della denominazione di Montepulciano e ridare al prodotto un’identità a volte perduta sono nate nel tempo alcune associazioni volontarie tra produttori. Ecco il come e il perchè secondo Terra Nobile.
Diciamoci la verità, se tra noi amanti del vino facessimo un sondaggio per capire quanto Nobile di Montepulciano abbiamo comprato e bevuto nel 2017, più o meno, che risposta daremmo? Provo ad azzardare: sguardi straniti e voci balbettanti sarebbero i riscontri maggiori.
Tranne qualche rara eccezione, infatti, la denominazione non è che negli ultimi tempi goda di ottima salute nonostante le enormi potenzialità di un territorio, dove si fa vino fin dai tempi degli Etruschi.
E allora, dove sta il problema? Tirando le somme, a mio giudizio, i grattacapi, tra ipotesi più o meno realistiche e dati oggettivi, possono essere così riassunti:
• può sembrare una banalità, soprattutto per gli esperti di vino, ma la confusione tra Montepulciano città e il vitigno Montepulciano d’Abruzzo di certo non aiuta e questo soprattutto quando devi spiegare che il Nobile di Montepulciano è a base Sangiovese;
• la forte rivalità con Montalcino e il suo Brunello che, soprattutto negli ultimi anni, è una denominazione che ha conquistato sempre di più più le luci della ribalta, anche mediatica, a sfavore proprio del Nobile di Montepulciano relegato al ruolo di “figlio di un dio minore“. Faccio due esempi per capire meglio: durante le Anteprime Toscane di febbraio, vuoi per una migliore organizzazione, vuoi per un mero discorso di “brand identity“, non si fa altro che parlare, soprattutto in rete, di Benvenuto Brunello, grazie anche al carrozzone mediatico che lo segue mentre l’Anteprima del Vino Nobile di Montepulciano è relegata, anche dagli stessi giornalisti, in un angolo schiacciata tra Chianti Classico Collection e Vernaccia di San Gimignano.
• il Vino Nobile annaspa nei confronti del Brunello anche, e soprattutto, in termini di prezzo. Il Consorzio del Vino Nobile Nobile di Montepulciano riporta un prezzo medio franco-cantina di € 7.50 per bottiglia mentre per il Brunello di Montalcino è stimato di € 20. Anche per acquistare un vigneto le differenze sono enormi: a Montepulciano un ettaro lo si acquista attorno ai 100.000 euro mentre a Montalcino si deve spendere almeno cinque volte di più per acquistare una vigna iscritta a Brunello**;
• la realtà dei grandi imbottigliatori (90 in tutto dei quali 76 associati al Consorzio dei produttori) che, assieme alla cantina sociale, rappresentano oltre la metà della produzione di Vino Nobile che sta invadendo supermercati e discount, soprattutto esteri, con prodotti di scarsa qualità e dal prezzo che fa fatica ad oltrepassare i cinque euro. Come fare, allora, a giustificare un grande Vino Nobile da 20 euro a scaffale in enoteca quando la stessa tipologia la si può trovare al market sotto casa ad un quarto del prezzo? Il consumatore finale può dirsi davvero garantito da queste logiche di mercato che, giustamente, non è tenuto a conoscere fino in fondo?
A tutto questo va aggiunto, forse, il problema maggiore ovvero l’assoluta mancanza di identità territoriale del Nobile di Montepulciano grazie alle recenti modifiche di un disciplinare che permette la produzione del vino, a base di Sangiovese (Prugnolo gentile), con la possibilità di aggiungere un 30% di vitigni complementari idonei alla coltivazione nella Regione Toscana, purché la percentuale dei vitigni a bacca bianca non superi il 5%. In totale, basta scaricare il disciplinare, si possono usare come taglio ben 81 vitigni tra cui, ovviamente, Merlot e Cabernet sauvignon.
Questa logica, stabilita tutta a vantaggio dei grandi industriali del vino, oltre che a portare a quella che è stata definita “supertuscanizzazione” del Vino Nobile ha contribuito, fatto per me fondamentale, ad avere sul mercato tanti “stili” differenti di vino che, esulando dal territorio, hanno creato quella che ho definito mancanza di identità del Nobile di Montepulciano soprattutto a vantaggio del concorrente Brunello di Montalcino che ancora oggi, pur lottando, è un Sangiovese in purezza.
Queste difficoltà sono ben conosciute da tutti gli attori della denominazione, tanto che da qualche tempo alcune aziende stanno cercando di dare una scossa creando alleanze ed associazioni complementari al Consorzio. E’ il caso, ad esempio, di Alliance Vinum (La Braccesca, Avignonesi, Boscarelli, Dei, Poliziano e Salcheto), che si pone l’obiettivo di dar vita ad un Nobile (senza ulteriori menzioni geografiche) da Sangiovese in purezza e, soprattutto, di Terra Nobile, associazione composta da 10 aziende (Casale Daviddi, Croce di Febo, Fassati, Il Molinaccio, Metinella, Montemercurio, Podere Casanova, Romeo, Talosa, Tiberini) nata con obiettivi e regole più restrittive rispetto alla precedente, avendo sempre come riferimento il ritorno alla tradizione e alla qualità del Nobile di Montepulciano.
In particolare Terra Nobile si prefigge: esclusivo utilizzo di vitigni autoctoni (minimo 85% di Sangiovese e/o Prugnolo gentile, 15% di vitigni autoctoni toscani), riduzione del 10% delle rese rispetto all’attuale disciplinare; eliminazione dei superi (cioè l’aumento del 20% delle uve in annate particolarmente favorevoli); indirizzo verso una produzione eco sostenibile entro il 2020 (per chi non è già certificato biologico, adesione al protocollo della “Lotta Integrata” previsto dalla Regione Toscana); nessuna pratica di cantina finalizzata a snaturare la qualità di partenza delle uve con tecniche invasive tanto dal punto di vista meccanico che chimico (dealcolizzazione, trattamenti termici shock, concentrazione ad osmosi, acidificazione e disacidificazione, elettrodialisi, scambiatori di cationi e l’eliminazione della solforosa attraverso procedimenti fisici); imbottigliamento esclusivamente nella zona di produzione.
Interessante è anche l’impegno nella determinazione di pratiche tecniche molto restrittive nella produzione di una o entrambe le menzioni particolari individuate in aggiunta al Nobile di Montepulciano rosso e rosso Riserva. Tali menzioni sono “Nobile di Montepulciano Tradizione” e “Nobile di Montepulciano Vigne vecchie” (il nome non è definitivo perché sarà necessario verificarne la possibilità d’uso legale).
Nell’ultimo anno, avendo lavorato costantemente insieme, i produttori si sono potuti confrontare sul piano tecnico e stanno affinando le idee e gli obiettivi produttivi che già avevano in comune. L’anno zero sarà quindi la vendemmia 2018, ma fin da ora è chiaro che si è partiti da basi condivise che ho avuto il piacere di testare in una degustazione di Nobile 2015 delle sole aziende aderenti.
Azienda Agricola Casale Daviddi – Vino Nobile di Montepulciano 2015 (sangiovese 90%, mammolo e canaiolo nero 10%): diretto ed essenziale, fruttato e di buona freschezza. Gli manca solo un po’ di complessità ma la premesse ci sono tutte.
Croce di Febo – Vino Nobile di Montepulciano 2015 (sangiovese, mammolo, ciliegiolo e canaiolo): vino biologico che si esprime su sentori di spezie, amarena ed essenza di viole. Sorso dinamico, succoso, finale suadente.
Romeo – Vino Nobile di Montepulciano 2015 (sangiovese, colorino e mammolo): altro vino biologico ed altra grande vino territoriale che si caratterizza per un substrato di sentori fruttati e floreali con tipici riconoscimenti di amarena e spezie scure. Buona trama tannica e viva freschezza.
Montemercurio – Vino Nobile di Montepulciano “Messaggero” 2015 (sangiovese in purezza): grande struttura e bagagli olfattivo improntato su frutti selvatici, pepe in grani, ciliegia nera e terra rossa. Giovane al sorso, dal tannino in assestamento. Chiude su note sapide.
Fassati – Vino Nobile di Montepulciano “Gersemi” 2015 (sangiovese e canaiolo): ottima complessità giocata su aromi di rosa canina, agrumi, frutta selvatica e spezie. Al sorso è pieno, intenso, fruttato e lungo nel finale sapido.
Talosa – Vino Nobile di Montepulciano Riserva Chiusino 2015 (sangiovese in purezza): dal naso arrivano bordate sapide di alga e sale marino e smaccate sensazioni di timo, chiodi di garofano e frutta nera. Sorso equilibratissimo, tannino sartoriale, sapido il finale.
Podere Casanova – Vino Nobile di Montepulciano Riserva 2015 (sangiovese in purezza): naso brioso grazie da una verticalità olfattiva derivante da sensazioni agrumate e di frutta rossa croccante. Al sorso di conferma di vivida freschezza e sapidità e dal finale pulito e lineare.
Il Molinaccio – Vino Nobile di Montepulciano “La Spinosa” 2015 (sangiovese in purezza): olfatto che richiama in sequenza sensazioni di prugna, more e ciliegie sotto spirito accompagnate da lievi soffi di spezie rosse ed erbe aromatiche. In bocca sguaina corpo e tannino polputo, finale corroborante e pulito.
Metinella – Vino Nobile di Montepulciano “142-4” 2015 (sangiovese in purezza): fresco e godibile all’olfattiva dove ritrovo effluvi di viola mammola, ribes, fragoline di bosco e ricordi di pepe e papavero. Sorso scorrevolissimo, senza impuntanture, va via che è una bellezza…
Podere Le Gaggiole – Vino Nobile di Montepulciano (sangiovese, canaiolo e mammolo): ottima complessità aromatica dove emergono suadenti sensazioni aromatiche che spaziano dalla frutta rossa matura alla rosa canina seguite da bordate olfattive di spezie rosse, richiami balsamici e minerali. Al sorso ha identità territoriale ed intensità.
** Fonte: www.graccianodellaseta.com
Pubblicato in contemporanea su