di LORENZO COLOMBO
Bianco dell’Annunciata Valcamonica Bianco Igt 2021 Agricola Vallecamonica: oltre alle famose incisioni rupesti tutelate dall’Unesco, in valle ci sono centinaia di piccoli ed eccellenti viticoltori. Eccone uno.

 

La Valle Camonica è conosciuta in tutto il mondo per le sue celebri incisioni rupestri, dichiarate Patrimonio Mondiale dell’Unesco. E’ invece molto meno conosciuta, presso il grande pubblico, la sua vocazione alla viticoltura, un’attività praticata da circa 500 appassionati che si occupano, generalmente nel tempo libero, di gestire i circa 140 ettari di vigneti dell’omonima Igt.

Qui la viticoltura è attestata sin dall’epoca romana, si è poi sviluppata nel Medioevo e, tra alti e bassi, arriva al periodo delle grandi malattie, fillossera anzitutto, che si manifesta in zona nel 1887, riducendo drasticamente la superficie vitata. Dopo un parziale recupero nel primo Novecento, ecco un nuovo crollo negli anni Settanta a causa dell’abbandono dei vigneti a favore di un più redditizio e meno oneroso lavoro in fabbrica. Solo negli ultimi trent’anni si assiste ad un rinnovato interesse, con un progressivo recupero dei vecchi vigneti e con la richiesta, seppur limitata, di reimpianti.

L’IGT Valcamonica creata nel 2003 s’estende sul territorio di 25 comuni situati nella valle che dal Lago d’Iseo s’inerpica sino a Edolo ed è, dal punto di vista viticolo, suddivisa in tre macroaree che partono da Piancamuno – a pochi chilometri dal Lago d’Iseo – e in una quarantina di chilometri si spingono sino a Berzo Demo nella parte più a Nord della valle.

Il disciplinare prevede cinque tipologie di vino: Bianco, Bianco passito, Rosso e con l’indicazione dei vitigni Merlot e Marzemino. Le uve più diffuse, oltre ai già citati, sono il Riesling renano, l’Incrocio Manzoni 6.0.13 ed il Müller Thurgau.

L’Agricola Vallecamonica di Alex Belingeri dispone di quattro ettari di vigna collocati su terrazzamenti su entrambi i versanti della bassa valle, i vitigni presenti sono Marzemino, Riesling renano, Incrocio Manzoni 6.0.13 oltre a vitigni PIWI, ovvero Bronner, Johanniter e Souvignier gris e vitigni antichi prettamente locali dai nomi dialettali: Ciass Negher, Baldamina, Valcamonec, Gratù e Hibebo. La produzione annuale è di circa 20.000 bottiglie suddivise su nove etichette. E’ conosciuta soprattutto per il VSQ Metodo Classico Nautilus Crustorico, prodotto con l’utilizzo di oltre dieci vitigni a bacca rossa molti dei quali  locali e affinato per 48 mesi nelle acque del Lago d’Iseo.

Il vino in degustazione oggi è invece il primo prodotto dall’azienda e prende il nome dal Convento della Santissima Annunciata nei pressi del quale, tra i 600 e gli 800 metri d’altitudine si trovano i vigneti di Incrocio Manzoni 6.0.13, il sistema d’allevamento è a Guyot basso con densità di 7.000 ceppi/ha e con resa di 60 ettolitri/ha, mentre il suolo è composto da sabbie con infiltrazioni d’argilla su un sottosuolo roccioso con presenza di fossili marini.

Fermentazione e affinamento si svolgono in vasche d’acciaio dove il vino sosta sui lieviti per sette mesi.
Le bottiglie prodotte sono 4.000.

Il colore è giallo-oro luminoso. Discretamente intenso al naso, dove cogliamo note floreali e di frutta a polpa gialla, accenni di pera e mandorle uniti a leggeri sentori di idrocarburi. Fresco, intenso e decisamente sapido, dotato di buona struttura e di bella verticalità, presenta accenni piccanti di zenzero, note fruttate dove emergono la mela e gli agrumi, buona la sua vena acida e lunga la persistenza.

 

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