di STEFANO TESI
Quante volte guidando avete sognato un espresso che non c’era? La Lavazza ha inventato EspressGo, per farselo in auto. Costa circa 130 euro ed ha vinto il “Coffee Innovation Award 2013”. Noi l’abbiamo provato a lungo e…
Cari gaudenti, guidatori notturni, viaggiatori, colleghi enogastro e non, etc,
quante volte vi è capitato, onusti di gloria e di intingoli, di stare al volante di notte per strade secondarie dopo cene trimalcioniane, con palpebra candente e necessità digestive, senza che all’orizzonte si profilasse nel raggio di 50 km o di un’ora d’auto uno straccio di bar, di macchinetta a monetine, autogrill per concedersi l’anelato, anzi indispensabile espresso?
A me, infinite volte.
Ecco perché, quando tempo fa mi è arrivato un comunicato stampa sull’entrata in commercio di un diabolico attrezzo della Lavazza creato apposta per farsi il caffè in macchina, ho subito pensato di chiederlo in prova e recensirlo.
Dopo alcuni mesi di test e qualche centinaio di cialde polverizzate, quel momento è arrivato.
Prima di cominciare, vorrei però prevenire le osservazioni delle diffidenti casalinghe di Voghera e dintorni (per chiarimenti leggere qui): non ho alcuna intenzione di trattenere l’apparecchio, lo restituirò al mittente (anzi, l’ho già restituito, vedi qui) come concordato e pubblicherò la ricevuta dell’avvenuta riconsegna. Tradotto: per me niente attrezzo a scrocco.
Ed ora entriamo nel merito.
L’oggetto de quo si chiama “EspressGo” e lo fabbrica la Lavazza. Costa, secondo dove lo si compra, tra i 130 e i 150 euro, quindi non è economicissimo.
Funziona con le comuni cialde “Lavazza A modo mio” per le macchine da casa e si alimenta tramite la presa a 12V dell’accendisigari.
L’estetica, per quello che conta, è gradevole e l’aspetto generale è di una certa robustezza. Da parte mia non ho risparmiato urti ed usi brutali ma, a onor del vero, non ho riscontrato problemi di alcun tipo.
ExpressGo ha all’incirca le dimensioni di un thermos da un litro e pesa un paio di kg, quindi non pochissimo, ma rientra comunque nel cassetto del cruscotto o nei vani della portiera. Il cavo di alimentazione, spinotto compreso, si avvolge in una scanalatura che corre attorno alla macchina e quindi non ne accresce l’ingombro.
In pratica, escluse le cialde e la riserva d’acqua, la macchina ha tutto incorporato, compresa la tazzina che le fa da cappuccio: include serbatoio, compressore, filtro, pompa. Per il trasporto, la pubblicità parla di una comoda borsa a scomparti, che però a noi non è stata fornita.
Il funzionamento è semplice, una volta che si è imparato addirittura semplicissimo, anche se un po’ macchinoso (vedi oltre): basta versare l’acqua, inserire la cialda, serrare il coperchio, dare il via, attendere che la pressione raggiunga il livello richiesto (ci sono un manometro, una spia luminosa ed una acustica), rovesciare il tutto tipo napoletana e avviare l’erogazione.
L’apparecchio è monodose, quindi per fare più caffè l’operazione va ripetuta ogni volta e questo fa perdere un po’ di tempo, anche perché non è proprio vero che per un caffè ci vogliono 2 minuti come detto nella reclame, diciamo che ce ne vuole almeno il doppio. Insomma la comodità c’è, ma l’immediatezza no.
Veniamo però alla cosa più importante: il caffè.
Il segreto per averlo buono è imparare a dosare la quantità d’acqua da immettere nel serbatoio e quella di caffè da erogare, crema compresa. Un po’ ci vuole: scoprirete che i primi espresso risulteranno lunghi e con poca crema, ma poi si impara e alla fine bisogna riconoscere che la bevanda viene buona, decisamente buona se si pensa che si tratta di una macchina portatile e non del caffè del bar (e nemmeno della macchina di casa). Diciamo che è più che accettabile.
Il principale limite di EspressGo, a parte quello strutturale legato alla monodose, è che, nonostante lo scarso ingombro complessivo, causa peso e conformazione l’oggetto non è maneggevolissimo: per essere caricato d’acqua evitando versamenti e cadute necessita di essere appoggiato su un piano stabile, cosa non facile all’interno di un’auto (soprattutto in marcia). Un altro limite piuttosto grave è che il cavo di alimentazione è un po’ corto: se sei fermo, non arrivi ad appoggiare il tutto sul cofano o sul tetto dell’automobile e quindi sei costretto a compiere l’operazione restando all’interno dell’abitacolo. Se sei in marcia, devi invece appoggiarti al pavimento o tenere il tutto tra le ginocchia, con i possibili inconvenienti che ne derivano.
Tradotto in termini pratici, significa che mentre guidi puoi fare il caffè solo se c’è un passeggero a provvedere per te nei modi detti appena sopra, mentre se sei da solo devi comunque fermarti e armeggiare in posizioni non comodissime. Peccato, perché un cavo più lungo (o l’acquisto di una prolunga!) risolverebbe parecchi inconvenienti.
In definitiva si tratta di un attrezzo carino, indubbiamente utile nei casi di emergenza o di crisi di astinenza da caffeina, capace di produrre un caffè discreto, ma che richiede buona memoria (la scorta d’acqua!) e qualche acrobazia, soprattutto a chi non ama fermarsi mentre è in viaggio.
Se però si considerano certe situazioni ricordate in apertura o il fatto che le prossime vacanze comporteranno viaggi lunghi e noiosi, l’acquisto può valere la candela.
L’idea del resto è certamente buona: EspressGo ha vinto il premio “Coffee Innovation Award 2013”, riconoscimento che premia ogni anno i più innovativi prodotti nel mondo del caffè. Il produttore specifica anche che per preparare un espresso consuma energia pari a circa 10 secondi di utilizzo di un phon.
Le signore sono avvertite.
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