di ANDREA PETRINI
50 anni: un’età critica sia per gli uomini che per le doc. Quella di Montefiascone ha fatto il check up proprio qualche settimana fa e la diagnosi è critica. Qui ci vuole un salasso al disciplinare…

L’Est!Est!!Est!!! di Montefiascone pochi giorni fa ha festeggiato, col neonato Consorzio di Tutela, i suoi primi 50 anni e l’evento, grazie alla partecipazione di politici, produttori e giornalisti, è servito a fare il punto sullo stato di salute di questa storica denominazione del Lazio i cui natali risalgono al 1966 quando, subito dopo la Vernaccia di San Gimignano, viene riconosciuta DOC (nello stesso anno, ma a seguire, anche l’Ischia e il Frascati diventano denominazioni ad origine controllata).
La domanda che tutti, ma proprio tutti si facevano durante il convegno svoltosi nella storica Sala Innocenzo III della Rocca dei Papi di Montefiascone era la seguente: ma questo vino è buono e concorrenziale oppure no?
Fortunatamente la risposta, soprattutto dagli stessi produttori che per l’occasione erano rappresentati da Riccardo Cotarella (Falesco), è stata realistica, ovvero: l’Est!Est!!Est!!! di Montefiascone non gode di ottima salute sia per la qualità media del prodotto sia per la politica dei prezzi di vendita che di certo non forniscono lustro a questa DOC, spesso presente nei supermercati tra le offerte del mese assieme ad altri vini di dubbio pregio.
Forse, dopo 50 anni, si è capito che il medico pietoso fa la ferita infetta e che, a ben vedere, la svolta, forse definitiva, gli stessi produttori aderenti al Consorzio (Antica Cantina Leonardi, Bigi, Cantina di Montefiascone, Cantina Stefanonu, Falesco, Mazziotti, Villa Puri) la possono ricercare nello stesso disciplinare di produzione che con piccole ma sostanziali modifiche potrebbe riportare in vita un vino che, visto il terroir di appartenenza, non avrebbe da invidiare nulla agli altri grandi bianchi italiani.
Spulciando un po’ tra le righe del regolamento di produzione dell”Est!Est!!Est!!! di Montefiascone la prima cosa che salta all’occhio è rappresentata dalla base ampelografica del vino che è frutto di un blend di trebbiano toscano, localmente detto procanico dal 50% al 65%, trebbiano giallo, localmente detto rossetto dal 25 al 40% e malvasia bianca lunga e/o malvasia del Lazio dal 10 al 20%. In questo ambito siamo proprio sicuri che queste percentuali e questi vitigni diano il massimo valore aggiunto al vino?
Attilio Scienza, ad esempio, anch’esso intervenuto al convegno, non ne era sicurissimo e ha chiesto ai vignaioli presenti di selezionare sempre di più i vitigni migliori puntando, ad esempio, sulle caratteristiche del rossetto che ultimamente, vinificato da solo, ha prodotto risultati eccellenti, da prendere sicuramente in considerazione per una eventuale modifica dell’articolo 2 del disciplinare (base ampelografica).
A mio modesto parere, se di svolta qualitativa si deve parlare, le modifiche più urgenti andrebbero fatte all’interno dell’articolo 4 del disciplinare (norme per la viticoltura) che ad oggi recita così:
Est! Est!! Est!!! di Montefiascone: produzione uva tonn/ettaro 13,00; titolo alcolometrico volumico naturale minimo: 10,00. Est! Est!! Est!!! di Montefiascone Classico e Spumante: produzione uva tonn/ettaro: 11,00; titolo alcolometrico volumico naturale minimo: 10,50.
Nelle annate particolarmente favorevoli i quantitativi di uve destinate alla produzione dei vini a denominazione di origine controllata «Est! Est!! Est!!! di Montefiascone» nelle diverse tipologie previste, devono essere riportati nei limiti di cui sopra, attraverso un’accurata cernita delle uve, purché la produzione globale non superi del 20% i limiti medesimi, fermi restando i limiti resa uva/vino per i quantitativi di cui trattasi
“.
Siamo davvero sicuri, ma proprio sicuri sicuri, che una resa per ettaro di questo tipo, che genera conseguentemente livelli di alcol risibili, quasi da birra, sia adatta ad un vino di qualità? Non dico di dimezzare ma già ridurre le quantità/ettaro del 20/25% garantirebbero sicuramente un prodotto di maggiore pregio e sostanza con conseguente riallineamento dei prezzi che oggi, lo ripeto, sono abbastanza simili a quelli di un buon vino da tavola.
Cari amici vignaioli, il futuro dell’Est!Est!!Est!!! di Montefiascone è nelle vostre mani e a nulla serviranno le sbandierate strategie di alleanza e comunicazione se poi il vino non è all’altezza del vostro straordinario territorio che, lo ricordo ancora, si sviluppa attorno al vulcanico Lago di Bolsena la cui influenza climatica, caratterizzata da forti escursioni termiche tra giorno e notte, è garanzia di uve ben mature e ricche di profumi e sapori.
Perchè non sfruttare questo tesoro di cui vi circondate ogni giorno? Questo percorso verso l’eccellenza è ancora duro ma se anche Attilio Scienza e Carlo Hausmann (Assessore Agricoltura Regione Lazio) vi spronano a migliorare le tecniche produttive e a lavorare sul concetto, ancora lontano, di zonazione, significa che è tempo di cambiare e rimboccarsi le maniche evitando, come ha sostenuto anche Daniele Cernilli, di adagiarsi troppo sulla leggenda di Defuk (*) che non dovrebbe essere l’unico volano di vendita per l’Est!Est!!Est!!! di Montefiascone.
Un grande vino da queste parte si produceva (forse) ai tempi di Enrico V di Germania (1111 d.C.) e si deve continuare a farlo anche ai giorni nostri.
Ora o mai più!

**Il nome di questo vino deriva da una leggenda. Nell’anno 1111 Enrico V di Germania stava raggiungendo Roma con il suo esercito per ricevere dal papa Pasquale II la corona di Imperatore del Sacro Romano Impero. Al suo seguito si trovava anche un vescovo, Johannes Defuk, intenditore di vini.
Per soddisfare questa sua passione alla scoperta di nuovi sapori, il vescovo mandava il suo coppiere Martino in avanscoperta, con l’incarico di precederlo lungo la via per Roma, per assaggiare e scegliere i vini migliori in ogni luogo in cui passavano. I due avevano concordato un segnale in codice: qualora Martino avesse trovato del buon vino in una locanda, avrebbe dovuto scrivere est, ovvero “c’è” vicino alla porta della locanda, e, se il vino era molto buono, avrebbe dovuto scrivere est est. Il servo, una volta giunto a Montefiascone e assaggiato il vino locale, non poté in altro modo comunicarne la qualità eccezionale. Decise quindi di ripetere per tre volte il segnale convenuto e di rafforzare il messaggio con ben sei punti esclamativi: Est! Est!! Est!!!
Il vescovo, arrivato in paese, condivise il giudizio del suo coppiere e prolungò la sua permanenza a Montefiascone per tre giorni. Addirittura, al termine della missione imperiale vi tornò, fermandosi fino al giorno della sua morte (avvenuta, pare, per un eccesso di bevute). Venne sepolto nella chiesa di san Flaviano, dove ancora si può leggere, sulla lapide in peperino grigio, l’iscrizione: «Per il troppo EST! qui giace morto il mio signore Johannes Defuk». In riconoscenza dell’ospitalità ricevuta, il vescovo lasciò alla cittadinanza di Montefiascone un’eredità di 24.000 scudi, a condizione che ad ogni anniversario della sua morte una botticella di vino venisse versata sul sepolcro, tradizione che venne ripetuta per diversi secoli. Al vescovo è ancora dedicato un corteo storico con personaggi in costume d’epoca, che fanno rivivere questa leggenda.
(Fonte: Wikipedia)

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