di CARLO MACCHI
Di vite, vini e storie romanzate sono piene le cantine e le chiacchiere simposiali. Quella però del “vino medicinale” riesumato in Francia e approdato in tavola a Montalcino dopo 150 anni, tra coca peruviana e Coca Cola, proibizionismo e imitazioni, è bella davvero.
A Montalcino durante una cena di solito si beve Brunello o, per aprirla, Champagne. Per questo, quando, per chiuderla, i carissimi amici del ristorante Il Giglio mi hanno messo sul tavolo una bottiglia panciuta con sopra scritto “Coca”, mi è venuto da alzare il ciglio.
L’ho subito riabbassato assaggiando un liquido ambrato, dal profumo di erbe officinali “e non solo”, elegante, moderatamente amaro e soavemente alcolico, tanto da permettermi di riassaggiarlo e godermelo per ben tre volte.
Ma di cosa si tratta? Di un liquore particolarissimo, che nasce addirittura nel 1863, quando il chimico e farmacista francese Angelo Mariani creò questo tonico utilizzando del Bordeaux in cui faceva macerare per delle ore delle foglie di coca del Perù.
Avete letto bene, coca del Perù: naturalmente il risultato non solo era corroborante ma aveva delle innegabili capacità eccitanti. Il Vin Mariani ottenne immediatamente un successo “eccitante”, tanto da essere richiesto non solo in Francia ma anche all’estero e da personalità di spicco come lo Zar di Russia e addirittura da due Papi, Leone XIII e Pio X. Il primo arrivò addirittura a conferirgli una medaglia d’oro ufficiale.
il “Vino Tonico Mariani alla coca del Perù”, in tempi in cui la medicina non era certo sviluppatissima, diventò un vero e proprio “vino medicinale” e Mariani aprì fabbriche su fabbriche per produrlo, arrivando fino a 12 milioni di bottiglie all’anno.
Tanta fama portava a tante imitazioni: per esempio nel 1886 un certo John Pemberton, medico ad Atlanta, ispirandosi al Vin Tonique Mariani creò la Pemberton’s French Wine Coca. Per farla miscelava vino, caramello, foglie di coca e bacche di cola. Il proibizionismo lo costrinse a rivedere la ricetta, eliminare il vino e le foglie di coca: nel frattempo si era indebitato e così fu costretto a vendere la formula del suo prodotto a chi la fece diventare nientepopòdimenochè Coca Cola.
Il proibizionismo colpì anche Mariani: il colpo successivo gli venne dato dal governo francese che nel 1930 proibì l’utilizzo delle foglie di coca. Così Mariani dovette cambiare la ricetta e piano piano il Vin Tonique perse il suo appeal e la ditta fu costretta a chiudere.
Tutta questa storia mi è stata raccontata tra un sorso e l’altro del rinato (nel 2017) Vin Tonique Mariani, fatto adesso con vermentino corso, erbe varie e un distillato di foglie di coca (naturalmente privato dell’alcaloide psicotropo).
Devo ammettere che mentre lo sorseggiavo pensavo allo Zar che lo beveva, al Papa che gli conferiva una medaglia “al valore”, al medico Pemberton e mi sentivo un po’ trasportato in un mondo antico, dove invece della Coca Cola c’era il Vin Tonique di Mariani: se non era una Belle Époque quella…
Vin Tonique Mariani è importato in Italia da
Michele Machetti/Kahata Wines
via Cialdini, 73
Montalcino
Tel. 3357309725
mm@khwines.it
Pubblicato in contemporanea su