di LORENZO COLOMBO
“Non li avevo mai visti! Eppure di cantine e di aziende spumantistiche ne ho visitate a centinaia”, spergiura il giovane e promettente articolista. Cosa? Leggete e lo saprete. Un aiutino: li fanno girare. A mano.

Andiamo per ordine: lo scorso mese di novembre, in occasione dell’evento Durello and friends (qui), tenutosi a Soave, presso il Borgo Rocca Sveva, abbiamo avuto la possibilità di visitare un paio d’aziende produttrici di Durello.
Una di queste era per l’appunto Casa Cecchin (qui), situata a Montebello Vicentino, nella zona di produzione del Durello e del Gambellara, e di conseguenza l’azienda s’è focalizzata unicamente su queste due denominazioni.
Quarant’anni fa – siamo nel 1973 – l’ingegnere Renato Cecchin s’imbarca nell’avventura del vino, e, sulle colline vulcaniche di Montebello Vicentino pianta Garganega e soprattutto Durella; nel 1978 nasce il primo vino fermo, a base Durella, e, dieci anni dopo lo spumante, sempre con le stesse uve, caratterizzate come sono da un’elevata acidità, ora un poco mitigata dai cambiamenti climatici e dalle pratiche agronomiche.
I sette ettari di vigneto, che circondano la cantina, sono collocati a 250 metri d’altitudine, e rivolti a sud-est,  i suoli sono prettamente vulcanici, calcarei, ricchi di fossili marini.
La produzione è di poco meno di 30 mila bottiglie/anno, suddivisa in sette etichette; oltre al Metodo Classico si producono infatti “Il Montebello”, Durello Passito Monti Lessini Doc, e tre Lessini Durello Doc: il tipico “Il Durello”, il “Pietralava”, frutto di una raccolta tardiva, e il “Mandégolo”, un Durello vivace che termina la sua fermentazione in bottiglia “sur lie”.
Due invece i vini prodotti da uve Garganega, il “San Nicolò”, un Gambellara Classico Doc, e “Le Ginestre”, Recioto di Gambellara Docg.
Ma arriviamo al nostro “Non l’avevamo mai visti!”.
In qualsiasi azienda spumantistica di medie dimensioni – che produce Metodo Classico – sono una presenza quasi obbligata; queste macchine velocizzano il tempo del “remouage” e fanno risparmiare molta fatica in un’operazione ripetitiva e noiosa (anche se, purtroppo, a scapito di qualche posto di lavoro).
Stiamo parlando naturalmente dei “Gyropalette” (la cui invenzione viene attribuita a Claude Cazals, produttore di Champagne a Le-Mesnil-sur-Oger), quegli enormi cesti di metallo – contengono circa 500 bottiglie – collegati a bracci meccanici, che permettono di convogliare in breve tempo nella “bidule”, situata sotto al tappo a corona, i lieviti – ormai morti- serviti per la presa di spuma, e che debbono essere eliminati prima della commercializzazione delle bottiglie.
Solitamente le aziende che producono poche bottiglie s’affidano al tradizionale “remouage” manuale, tramite l’utilizzo delle “pupitre”, quei cavalletti di legno, pieni di fori che permettono d’infilarvi il collo delle bottiglie, e, la cui invenzione embrionale, parrebbe attribuirsi a Barbe Nicole Ponsardin, meglio conosciuta come la Veuve Cliquot.
Nell’azienda Cecchin non s’usa né l’uno né l’altro dei sistemi sopra citati, Renato, forte della sua laurea in ingegneria, inventa, mette a punto e brevetta un suo particolare “Gyropallette”, se ancor così si può chiamare, si tratta di una gabbia a forma di prisma esagonale, sostenuto da una piccola impalcatura cilindrica (è molto più semplice capirlo vedendolo – nella foto – che non descriverlo) che permette di poter effettuare l’operazione di “remouage” contemporaneamente su 273 bottiglie (sono tre piani sovrapposti, di 91 bottiglie cadauno).
Un attrezzo al contempo semplicissimo e geniale, che ci stupiamo di non aver mai visto sinora in altre aziende spumantistiche.
Ma come sono i vini di quest’azienda?
Nella nostra breve visita abbiamo avuto l’occasione d’assaggiarne solamente tre, iniziando dal Monti Lessini Doc “Il Durello” 2011.
Questo vino, prodotto dall’azienda sin dagli esordi – la prima annata fu il 1978 – viene ottenuto tramite una classica fermentazione in bianco, in acciaio, dove il vino sosta sulle fecce sino al momento dell’imbottigliamento, la sua gradazione alcolica è del 12% vol.
Il colore è giallo paglierino intenso; al naso, piuttosto neutro, si colgono leggeri sentori di buccia di mela uniti a tenui accenni vanigliati; fresco alla bocca, fruttato (nuovamente la mela), di buona struttura e con spiccata vena acida, ma comunque morbido, chiude con una buona persistenza. Ne vengono prodotte 5mila bottiglie/anno.
Lessini Durello Spumante Metodo Classico Doc Riserva Extra Brut Millesimato 2008, 12% vol. la gradazione alcolica.
La composizione del vino è: 90% Durella e 10% Pinot nero, durante il processo di spumantizzazione è prevista una sosta sui lieviti di almeno trentasei mesi, che, nel caso di questo lotto di bottiglie, si è protratto sino ai quarantotto mesi (la data di sboccatura riporta: marzo 2013); come “liqueur d’expedition” s’utilizza il Passito di Durello.
Il vino si presenta nel bicchiere con una buona effervescenza, e con un color giallo paglierino di buona intensità. Pulito al naso, con intensità non pronunciata, rimanda a sentori di lieviti, di pane leggermente tostato e ad accenni d’erbe officinali. L’effervescenza si coglie anche al palato, dove troviamo un vino di media struttura, sapido, con bella spina acida e con leggere note affumicate, lunga la sua persistenza.
12 mila le bottiglie prodotte annualmente.
Stesso vino ma dell’annata 2006, con sboccatura 2010.
Il colore è simile al precedente, forse leggermente più marcato; di buona intensità olfattiva, pulito, elegante, con sentori di miele e leggere note affumicate che ricordano la crosta di speck. Fresco alla bocca, cremoso, di discreta struttura, equilibrato, con bella vena acida e buona persistenza.
Rispetto al vino del 2008 lo troviamo più completo e complesso, la sosta in bottiglia certamente l’ha valorizzato ancor più. Notevole.
Ci ripromettiamo quindi d’assaggiare, in un prossimo futuro, anche gli altri vini aziendali.

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