di LUCIANO PIGNATARO
Che vino farà uno nato nella zona Rapolla (PZ), “faccia da brigante e colorito olivastro“, e che in Usa invece sarebbe un weekender, cioè uno che fa dell’hobby un lavoro, perché come attività principale fa l’architetto a Roma?
Antonio Cascarano è il Camerlengo del Vulture.
In Usa invece sarebbe un weekender, ossia uno che fa dell’hobby un lavoro nel tempo libero, perché la sua attività principale è fare l’architetto a Roma.
Ma per chi è figlio del Sud, faccia da brigante e colorito olivastro, fare vino significa rivivere l’infanzia e i suoi ricordi, soprattutto se si è originari di una zona come il Vulture, patria dell’Aglianico, a lungo unica doc regionale e ora con una docg che è talmente incasinata che nessuno ci crede.
Antonio è una di quelle persone che mi piace frequentare perché a tavola sciampagna e mangia con la gioia di chi ama la vita. Palato pre-omogeneizzati, viva i sapori forti, dal pecorino allo gnummariddo.
E il suo vino, potevate dubitarne, serve proprio ad accompagnare questi cibi solidi, rurali.
Il Camerlengo 2009, carico di frutta nonostante l’annata complicata e piovosa nel finale, ha tannini strepitosi e freschezza ancora più appagante. Forse un filo di stanchezza al naso, ma è pimpante e frizzante come non mai.
L’azienda di Antonio (quattro ha di proprietà, enologo Fortunato Sebastiano, vitigni Aglianico, Malvasia, Santa Sofia, Cingoli) è a Rapolla, un comune attaccato a Barile e, come il paese di origine albanese, ha le sue cantine scavate nel lato nord della collina. In una di queste il nostro amico ha fissato il suo regno con un trono dove ama farsi fotografare per interpretare un personaggio delle fiabe, cattivo e o buono dipende dal vostro animo.
La sua campagna vulcanica a quota 550 metri pullula di fiori, è viva, perché da weekender non lesina sui costi e ha scelto il biologico duro e puro insieme all’enologo Fortunato Sebastiano. Lieviti indigeni, nessuna filtrazione, legno grande e via: Antelio e Camerlengo anno dopo anno fanno capolino, appena 15mila bottiglie in tutto. Ogni tanto un bel bianco macerato, Accamilla, da malvasia, Santa Sofia e cingoli.
Scorre così la vita di questa azienda, una chicca per appassionati fuori dalle ansie di prestazione: provolone, soppressata, agnello e Camerlengo. E io, quando sono stanco delle minchiate della città, amo venire qui, rifugiarmi tra le acque, il vino, i boschi e i castelli di questo territorio incantato e dimenticato.
Camerlengo
Rapolla, via Torquato Tasso, 3
Tel. 0972 760738
www.camerlengodoc.com
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