di ROBERTO GIULIANI.
In un libro di Alberto Pattono la storia e la rinascita di questa piccola doc piemontese a nordovest di Novara: 700 ettari che un tempo erano decine di migliaia, tutti allevati a “maggiorina”. In vigna il Nebbiolo e la rara Vespolina, il resto è da scoprire.

Ogni volta che si parla di Boca, anzi di terre del Boca, non posso trattenermi dal provare una profonda emozione. Non è facile spiegarlo, ma vi assicuro che c’è qualcosa di magico in quei luoghi, nella loro storia, nei vini che oggi un drappello di viticoltori sta producendo con rinnovata vigoria e convinzione.
Di quello che è accaduto nei decenni passati in questo piccolo territorio situato a nordovest di Novara, appena sopra Gattinara, Alessandro Franceschini ed io ne abbiamo parlato in modo approfondito qui, dopo un nostro viaggio effettuato nel 2007. Allora erano 6 le aziende che producevano il Boca Doc, su un totale di soli 10 ettari vitati, ma già altri stavano impiantando o meditando di farlo; oggi sono diventati dieci, un numero indubbiamente modesto ma da un certo punto di vista è una garanzia, non c’è stato un boom che ha prodotto un massiccio reimpianto che avrebbe ottenuto il solo risultato di fare numeri ma non qualità.
In passato c’erano vigne un po’ in tutta l’area, tanto che ancora oggi si possono scoprire vecchie piante abbandonate in mezzo ai boschi, ma non era certo stata fatta selezione, chi faceva vino aveva una ragione esistenziale, era un mezzo di sostentamento. L’intera area dell’alto Piemonte, aveva una superficie vitata di ben 40 mila ettari, numerose foto in bianco e nero ne riportano fedelmente le immagini, non c’era collina che non fosse contornata da vigneti.
Oggi ne restano circa 700 ettari, sparsi qua e là tra Biella e Boca, il mondo è cambiato, c’è troppa concorrenza e qualità in giro per non rendersi conto che si deve mirare a scelte oculate, ad estrarre tutte le potenzialità, e ce ne sono parecchie, da questa terra per fare vini che restino nella mente e nel cuore di chi li assaggia, vini che raccontino una storia antica e unica, dove il nebbiolo assurge ai massimi livelli di eleganza e finezza, accompagnato da un vitigno caratteristico della zona, la vespolina.
Nella composizione del Boca Doc è prevista anche l’uva rara, ma questa varietà ha qualche limite e molti produttori tendono ad utilizzarne un quantitativo molto limitato, per assicurare a questo vino la capacità di una lunga evoluzione.
Ci voleva proprio un libro che raccontasse di questa terra e del vino che la simboleggia, e chi avrebbe potuto farlo al meglio se non un “indigeno” come Alberto Pattono, nativo di Borgosesia, sommelier e degustatore ufficiale AIS, grande appassionato di tutto ciò che gravita nell’universo vino?
Alberto ha all’attivo numerosi lavori, tutti dedicati alle diverse aree dell’Alto Piemonte: “Bramaterra – Un territorio un vino” (2005), “Erbaluce- Il vino bianco dell’alto Piemonte” (2006), “Vini da riscoprire a Castellengo e Mottalciata” (2008), I Vini della collina biellese – Dialoghi tra i filari di Vigliano, Ronco Valdengo, Cerreto e Quaregna” (2010), l’eBook “Vini e vitrigni biellsi DOC” (2012), ed ora questo interessantissimo volumetto di 135 pagine dal chiaro titolo “Nelle terre del Boca DOC – La rinascita di un grande vino dell’Alto Piemonte”.
Leggendolo trapela l’entusiasmo e l’amore profondo dell’autore per questi luoghi, un tempo circondati da filari di viti allevate a “maggiorina“, un sistema che oggi alcuni stanno riscoprendo, me ne parlava Christoph Künzli, l’importatore svizzero che si è innamorato di questa terra 25 anni fa e si è messo a produrre Boca, al quale è unanimemente riconosciuto il merito di avere fatto da elemento trainante per tutto il comparto: “Ne ho mantenuti alcuni filari, la ragione per cui il sistema di allevamento è andato scomparendo è dovuta al fatto che, per la sua particolare disposizione, si può lavorare solo manualmente. Ma dal punto di vista qualitativo non ha nulla da invidiare ai metodi odierni, sto seriamente ripensando la vigna in questa direzione“.
Alberto Pattono ci rivela la natura di questo splendido territorio, le sue tradizioni, la cucina di alto livello (ben dieci ristoranti stellati che fanno da corollario ad un grande numeri di locali a conduzione famigliare che fanno della qualità delle materie prime il loro punto di forza), si addentra nella storia antica, dove peste, fame e guerre interne hanno segnato profondamente la vita della popolazione.
La vite comincia a prendere piede negli anni a cavallo fra il ‘700 e l‘800, grazie anche all’introduzione dei diritto ereditario, che mutò profondamente l’assetto fondiario dell’Alto Piemonte, favorendo l’aumento cospicuo di piccoli proprietari.
Molto interessante anche la parte dedicata a ciascuno dei cinque comuni coinvolti nell’area: Boca, Cavallirio, Grignasco, Maggiora e Prato Sesia.
Nel leggere i vari passi del libro mi sono accorto dell’estrema completezza e facilità di lettura, non mancano dati informativi sulle superfici vitate, ma soprattutto è utilissimo il capitolo dedicato ai protagonisti del Boca, da Sergio e Silvia Barbaglia alla famiglia Vallana, da Podere ai Valloni alle “donne del vino” Elena, Paola e Anna Conti, da Giancarlo Marcodini (titolare fra l’altro dello storico locale “Da Paniga” a Borgomanero) al giovane e promettente Alessandro Cancelliere.
Insomma, ci voleva proprio, questo libro è un bene prezioso per tutti coloro che amano il vino e hanno fame di conoscenza; la terra del Boca è sicuramente un importante tassello della viticoltura italiana, vale la pena visitarla.

Nelle Terre del Boca DOC
Ideazione, progetto grafico, editing di Alberto Pattono
Botalla Editore – Gaglianico (BI)
Pagine 136
Prezzo 25 euro
Per reperire il libro rivolgersi all’autore: albertopattono@gmail.com

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