di KYLE PHILLIPS.
In viaggio tra Cividale e Aquileia, dapprima il nostro si smarrisce “perchè chi si occupa di turismo raramente capisce di vino e viceversa”. Poi però si riprende. E passando sopra il Ponte del Diavolo…
Qualche anno addietro sono stato invitato a conoscere i vini ed i luoghi turistici del Friuli Venezia Giulia. E’ stato un viaggio particolare, perchè chi si occupa di turismo raramente capisce di vino e viceversa.
E’ stato comunque un viaggio molto piacevole e fra i tanti posti presentati due mi hanno colpito particolarmente: Cividale e Aquileia.
Come molti paesi in Friuli Venezia Giulia, Cividale è stato fondato dai Romani, nel 50 A.C. Cesare lo dichiarò un Municipium e rimase un centro governativo per secoli. I Longobardi lo occuparono nel 568 D.C.,e Albino lo dichiarò la capitale del primo ducato stabilito nel Regno Longobardo in Italia. In seguito Cividale ospitò anche il patriarca di Aquileia e nel 1420 passò sotto il dominio della Serenissima assieme al resto della regione.
Il paese è tagliato da una profonda gola e la sua struttura più caratteristica è il Ponte del Diavolo, un coraggioso ponte a due arcate il cui pilastro centrale poggia su un enorme masso gettato, secondo leggenda, nel fiume Natisone dal Diavolo in persona (il ponte è stato costruito negli anni 1600 e ricostruito in seguito alla prima guerra mondiale).
Il ponte porta al cuore del paese, passando accanto ad una grotta artificiale chiamata l’Ipogeo Celtico (e anche la prigione romana o longobarda) per arrivare poi al duomo, ricostruito in seguito ad un terremoto nel 1448.
Il duomo conta diverse opere di pregio e anche un museo con alcuni dei pezzi più belli di arte cristiana longobarda presenti in Italia, fra i quali la fonte battesimale ottagonale del Patriarca Callisto, con bellissimi rilievi, ed una Visitazione nella quale sia Elisabetta che Maria mi sembravano uomini anziani. Oltre al duomo vi è il Tempietto Lombardo (seguite le indicazioni), una bella cappella sovrastante il fiume (seguite le indicazioni) con statue dell’ottavo secolo e affreschi più recenti e il Museo Archeologico Nazionale che si trova in un palazzo palladiano. Ospita opere d’arte e mosaici romani e medioevali nonché una collezione importantissima di opere longobarde. Quando sarete sazi di arte e musei, le strade e le piazzette del centro storico sono molto piacevoli, come lo sono anche le mura cittadine.
Ci vuole un giorno per visitare Cividale. Cosa fare nel secondo giorno del weekend? Se volete continuare con i Romani, Aquileia sarebbe un’ottima scelta. Si trova a circa mezz’ora da Cividale, verso la costa.
Non fatevi impressionare dall’apparenza del paese moderno, piccolo e sonnolento: un tempo vi scorreva un fiume abbastanza profondo (il nome romano, Aquilis, significa “acque scure o profonde“) da essere facilmente navigabile, e di conseguenza lo stabilimento pre-Romano sulle sue sponde era la fine della rotta commerciale seguita dall’ambra baltica verso il bacino del Mediterraneo.
I Romani vi stabilirono una colonia nel 181 A.C., che divenne rapidamente un importante porto fluviale al servizio dei mercanti del luogo e anche dell’esercito. Aquileia era il punto di raccolta dal quale leLegioni partirono per conquistare la Dalmazia, l’Illiria e la Pannonia, con molte legioni che quindi svernavano attorno al paese.
A causa di tutta questa attività l’Aquileia romana era molto più grande di quella attuale (100.000 abitanti rispetto a 3.500) e anche ricca, con un foro grande ed elegante vicino al porto, bagni, un anfiteatro, ed uno dei due circhi equestri dell’Italia settentrionale (l’altro si trovava nell’attuale Milano). Purtroppo buona parte delle strutture romane sono state sfruttate come cava per materiali edili in epoche seguenti, ma il Foro rimane, come anche il porto, dove si possono osservare numerosi blocchi con le iscrizioni girate – anche i Romani riciclavano – ed è piacevole immaginare come fossero i moli, con le barche che caricavano e scaricavano e gli artigiani che lavoravano le materie prime arrivate dalle provincie nei loro negozi.
Buona parte del loro lavoro fu spedita altrove, ma si può vedere ciò che i ricchi avevano in casa (all’epoca della mia visita le zone popolari del paese non erano ancora state ritrovate) nel Museo Archeologico. Statue, bronzi di fine fattura (per esempio una lampada a forma di piede), bellissimi specchi, chiavi, statuette in ambra, monete d’oro, bottiglie, bicchieri, fibbie e altro. Solo il policandion (un tipo di candelabro), da un edificio forse dato alle fiamme da Attila, val bene un viaggio, come anche i mosaici sotto il porticato all’esterno del museo, in particolare uno da una sala da pranzo romana, dove si possono vedere gli scarti del pranzo – teste di pesce e altro – e un altro con Europa ed il Toro.
Aquileia è cambiata coi tempi, come ci potremmo aspettare, e il policandion trovato nel palazzo bruciato da Attila era decorato con simboli cristiani.
Ce ne sono tanti altre fra i mosaici della Basilica Patriarcale, posta sotto la direzione del Vescovo Teodoro durante il regno di Costantino (l’imperatore aveva un palazzo ad Aquileia), e sono fra i più belli che io abbia mai visto.
Circa un terzo del pavimento è dedicato ai dodici pescatori, un riferimento a Cristo che trasforma gli apostoli in pescatori di uomini. Vi è tanto altro, compreso grandi pesci che simboleggiano Cristo, branchi di pesci che simbolizzano i cristiani, uccelli sugli alberi che rappresentano il Paradiso, un gallo simbolo della luce, che affronta una tartaruga, simbolo dell’oscurità, il Buon Pastore e ritratti delle persone che commissionarono i mosaici.
Dopo aver visto i mosaici vi è anche la cripta, dell’ottavo secolo (gli affreschi sono del XII°) interessante ricostruzione del Santo Sepolcro eseguito dai cavalieri al ritorno dalle Crociate.
In breve, Aquileia val bene un viaggio. E poi? Ci sono tombe romane fuori città, o se volete cambiare del tutto, il mare si trova a poca distanza.
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