di ANDREA PETRINI
Mentore fu Giacomo Tachis e scusate se è poco. Poi venne il motto “Conoscere il terroir siciliano per personalizzare i vitigni internazionali”. Quindi giunsero ben 14 etichette e infine ecco il siculo per eccellenza, in doppia versione.
Ho conosciuto Federica Fina su uno dei tanti social network che un po’ tutte le aziende, con un minimo di lungimiranza, ormai usano per far conoscere i loro prodotti. Un breve scambio di opinioni sulle bellezze della Sicilia e subito è nata la curiosità di provare i vini della sua azienda situata tra Marsala e Trapani ovvero all’interno di un territorio vitivinicolo unico visto che le meraviglie circostanti come la Riserva naturale dello Stagnone, Mozia, fino ad arrivare al Monte Erice dal quale ammirare l’Isola Lunga e le tre Isole Egadi (Favignana, Levanzo e Marettimo).
L’azienda, a carattere famigliare, è gestita dal suo fondatore ed enologo Bruno Fina che, così mi racconta Federica, iniziò ha lavorare nel mondo del vino negli anni ’80 presso la cantina sociale di Racalmuto anche se la svolta definitiva per la sua carriera arrivò solo una decina di anni dopo quando, entrato come enologo presso l’Istituto Regionale della Vite e del Vino, cominciò a collaborare con un certo Giacomo Tachis che in quegli anni stava svolgendo uno studio sperimentale sul territorio siciliano che, successivamente, proclamerà la Sicilia come “continente vitivinicolo“.
La collaborazione con Tachis, proseguita poi per anni, ha fornito a Fina le energie sufficienti per dare il via al suo progetto di vita che, nel 2003, lo ha portato a produrre ed imbottigliare i suoi primi vini anche se la svolta definitiva si ha solo due anni dopo quando, nel 2005, realizzò il suo sogno più grande ovvero la costruzione della propria cantina aziendale la cui forma somiglia ad un antico baglio siciliano, riprendendo un’architettura arabeggiante che va a sottolineare l’influenza che la cultura araba ha avuto su quella parte di Sicilia Occidentale.
Bruno Fina è oggi coadiuvato nelle sue attività dai suoi tre figli: Marco (commerciale ed amministrativo), Sergio (enotecnico) e Federica (marketing, comunicazione ed enoturismo) che, come dicevo all’inizio, aveva interesse a farmi conoscere i suoi prodotti tanto da mandarmi in degustazione la campionatura di tutta la gamma dei vini aziendali suddivisi in ben 14 etichette dove possiamo trovare, tra i vari, un bianco a base Sauvignon blanc e traminer aromatico o un grande rosso da taglio bordolese.
Non ci vuole molto, perciò, a capire che Cantine Fina è una realtà moderna, a tratti spiazzante, le cui parole chiave sono sperimentazione, innovazione e tradizione tanto che il loro motto è “Conoscere il terroir siciliano, per personalizzare i vitigni internazionali” anche se, e questo lo aggiungo io, l’azienda non trascura affatto la valorizzazione dei vitigni autoctoni siciliani visto che vengono prodotti vini a base Grillo, Zibibbo, Perricone e Nero d’Avola.
A partire da quest’ultimo vitigno vengono prodotti due vini davvero interessanti ovvero il Terre Siciliane IGP Nero d’Avola 2015 e il più blasonato Terre Siciliane IGP Nero d’Avola “Bausa” 2013.
Il primo, 100% Nero d’Avola proveniente da vigneti situati a circa 300 metri s.l.m., mi è piaciuto anzitutto per la sua purezza espressiva della sua componente aromatica e, se penso alle ciofeche che sono state commercializzate in questi ultimi anni per soddisfare le richieste di Nero d’Avola “alla moda”, dire che i presupposti iniziali sono sicuramente positivi. Anche al sorso il vino si conferma decisamente tipico, di vitale freschezza e, pur nella sua semplicità di impostazione, ha tannini finissimi che ben accompagnano un finale sapido e di buon equilibrio. Se dovessi dare un voto da 1 a 10 alla beva di questo vino direi sicuramente…11. Bottiglia tra amici finita in un amen. Nota tecnica: il vino fermenta in acciaio ed affina in botti da 3 hl per circa 6 mesi.
Il Terre Siciliane IGP Nero d’Avola “Bausa” 2013 prende il nome dalla contrada (Bausa) dove si trova la cantina che è il cuore dell’azienda così come lo è questo Nero d’Avola, fratellone del vino precedente, rispetto al quale aggiunge complessità e profondità grazie ad un bouquet aromatico caratterizzato da eleganti sensazioni di mora, ciliegia, viola, muschio e tabacco. La bocca è solida, energica, avvolgente, modellata da tannini levitati da un finale caldo di piacevole sapidità. Anche in questo caso, nonostante una struttura maggiore del precedente, il vino a tavola ha fatto un figurone sia tra appassionati come me sia tra neofiti del vino. Nota tecnica: il vino fermenta in acciaio ed affina in tonneau per 18 mesi.
Cantine Fina
C.da Bausa s.n.
91025 Marsala (TP)
www.cantinefina.it
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