Domani, all’Archivio di Stato di Firenze: è nell’ambito della “Notte Bianca”, ma dura solo un pomeriggio. “Giappone, India, Africa nelle carte di navigatori e viaggiatori antichi e moderni” racconta, attraverso rarissime mappe nautiche dal XIII al XVI secolo, la storia della navigazione e delle esplorazioni via mare.
Premetto che, in generale, ho in odio quegli eventi-buglione comunemente chiamati notti bianche e che, sotto le mentite e moraleggianti spoglie delle velleità culturali, rappresentano in realtà – checché ne dicano i pubblici amministratori – un ulteriore nutrimento allo stato d’animo, sospeso tra latente isterismo e infantile edonismo, dominante una società dedita al più ottuso e onnivoro consumismo.
Non vedo cioè perché, ad esempio, per visitare un grande museo aperto da anni tutto l’anno si debba aspettarne l’apertura straordinaria durante una “notte bianca” che evoca, tra l’altro, insopportabili ricordi di caciare e di assessorati all’effimero.
Vabbè.
Detto questo, e anzi proprio per questo, mi pare invece da segnalare e da caldeggiare un appuntamento previsto appunto per l’imminente notte bianca fiorentina, quella di sabato 30 aprile.
Primo: secondo me è interessantissimo, inusuale e, nel suo genere, unico. Secondo (e soprattutto): sarà pure incluso tra i programmi notturni, ma è previsto di pomeriggio e quindi se ne infischia della retorica dell’insonnia.
Si tratta di “Giappone, India, Africa nelle carte di navigatori e viaggiatori antichi e moderni”, una vera e propria mostra-lampo (resterà aperta solo dalle 14 alle 19, ingresso da piazza Beccaria, info qui o allo 055/26320238) con cui l’Archivio di Stato di Firenze espone al pubblico una parte della sua spettacolare collezione di antiche carte nautiche e geografiche. Documenti rarissimi che, come dice la presentazione, “fanno rivivere epoche lontane di commerci avventurosi e continue scoperte, di crociati e pellegrini”.
Ideata per celebrare l’inaugurazione del Maggio Musicale e dare contenuti di prestigio alla Notte Bianca, è un’occasione per aiutare le vittime del terremoto che ha sconvolto il Giappone. I fondi raccolti dal Comitato Solidarietà Giappone saranno infatti devoluti alla Croce Rossa Giapponese.
Un legame sottolineato anche dalla suggestiva Cerimonia del tè (con successiva degustazione, aperta a tutti i presenti), che le associazioni culturali italo-giapponesi Lailac e Iroha proporranno alle 16.30.
In mostra alcune preziosissime carte nautiche e geografiche di varie regioni e dimensioni, compresa la Carta nautica del Mediterraneo orientale, del Mar Nero e del Mare d’Azov, attribuita a Pietro Visconti e realizzata a Genova nel 1311, è la più antica fra quelle di data certa. Le altre riguardano la parte meridionale dell’Austria, dell’Ungheria e Russia, le coste russe e turche, quelle dell’Africa, e le isole Sardegna e Corsica. Tra le rarità anche la più antica mappa del Giappone (secolo XVI) donata ai Medici durante la prima ambasceria giapponese in Europa.
Tutte appartengono a una storia che inizia nei primi secoli dopo il Mille, quando tornano a intensificarsi i viaggi e si spostano enormi quantità di uomini e di cose. Diverse le cause: la crescita dell’economia di mercato, l’espansione delle città, il bando delle Crociate e i pellegrinaggi.
Gli itinerari marittimi gravitano sul Mediterraneo, ma si allargano dai porti delle Fiandre e dell’Inghilterra a quelli del vicino Oriente: nel tardo Medioevo coprono gran parte del mondo conosciuto. Su questi itinerari ciò che si trasporta sono soprattutto merci e i mercanti costituiscono il nucleo più cospicuo di passeggeri. Però anche i viaggi dei pellegrini e dei crociati hanno contribuito a creare delle rotte tra i porti dell’Europa settentrionale e il Mediterraneo.
Ed è proprio in rapporto ai bisogni pratici della navigazione e del commercio marittimo, nell’età delle Crociate e dei Comuni, che, a partire dalla seconda metà del XIII secolo in Italia e nell’area mediterranea, nasce la produzione della carte nautiche o ‘per navigare’. Sono disegni delle coste e dei mari dell’Europa e della regione mediterranea rilevati con la bussola che stupiscono per la precisione della rappresentazione e l’esattezza dei particolari.
Con la loro fitta successione di toponimi lungo la costa, in contrasto con i territori interni del tutto privi di indicazioni, le carte nautiche sono la testimonianza di una navigazione prevalentemente costiera, fatta di rotte di cabotaggio. Anche nel Quattrocento, quando i perfezionamenti nelle tecniche di costruzione avrebbero permesso di navigare al largo con maggior sicurezza che in passato, erano numerose le navi che preferivano non allontanarsi troppo dalla costa.
I viaggi hanno una durata relativamente breve (due o tre mesi al massimo), con abbondanza di punti di approdo. Sono porti per lo più lungo regolari linee di navigazione percorse da Genovesi, Veneziani, Pisani, Fiorentini, Catalani, Marsigliesi, Amalfitani, Ragusei, Napoletani e Siciliani.
Dal Trecento, e per più di due secoli, i Veneziani assicurano i collegamenti tra l’estremità orientale e quella occidentale dell’area del commercio marittimo, con i suoi prolungamenti lungo itinerari che fanno capo da un lato al Mar Nero, alla Siria e all’Egitto e dall’altro alle Fiandre e all’Inghilterra.
Dal 1277 sono invece i Genovesi a stabilire collegamenti commerciali tra Mediterraneo e mari del Nord, sfruttando lo stretto di Gibilterra e le rotte lungo le coste atlantiche dell’Europa. Genova, Venezia e Palma di Maiorca restano i centri più importanti di produzione e diffusione della cartografia nautica.
Fin dal secolo XIV compaiono inoltre gli atlanti nautici, raccolte rilegate di carte nautiche. Più delle singole carte, gli atlanti rivelano i progressi della geografia dei cinque continenti. Infatti, poco dopo la scoperta dell’America e dell’Oceano Pacifico, numerosi atlanti nautici riportano già le carte delle coste americane di entrambi gli oceani.
Le carte nautiche dell’Archivio di Stato di Firenze provengono in parte dagli archivi di antiche magistrature, in parte sono state acquistate alla fine dell’Ottocento.