Lo dice il sito TasteAtlas, con argomentazioni che dimostrano, se ce ne fosse bisogno, come la globalizzazione dell’informazione, anche gastronomica, sia una delle tombe del gusto e la benzina del megamangificio planetario.
Apprendo dalla stampa che, secondo il sito TasteAtlas, Firenze sarebbe il luogo dove si mangia meglio al mondo.
Ora, a prescindere dalla generale surrealtà di queste classifiche, che in apparenza lasciano il tempo che trovano (ma forse anche no), e l’opinabilità dei giudizi espressi, la quale vale ovviamente sempre, per tutti e in ogni caso, la cosa che lascia sgomenti sono le argomentazioni portate a sostegno. Con un concentrato di luoghi comuni e banalità che davvero dimostrano come anche la globalizzazione dell’informazione, gastronomica e non, sia una delle tombe del gusto e la benzina dei mangifici.
Leggo (per comodità, in italiano, riprendendo dal Corriere Fiorentino), che secondo il sito “la scena gastronomica locale è una deliziosa fusione di fascino del vecchio mondo e moderna innovazione culinaria, con un’enfasi unica sulla ristorazione da fattoria a tavola e una serie di intime trattorie a conduzione familiare. La cucina tradizionale fiorentina si caratterizza per la sua semplicità e l’attenzione per gli ingredienti locali di alta qualità“.
Mah…
Sono toscano al 100%, ho vissuto a Firenze per venticinque anni e la frequento gastronomicamente, per lavoro e non, più volte a settimana, ma che esistesse una “ristorazione da fattoria” non me n’ero mai accorto. Anzi, non capisco proprio che vuol dire.
Il peggio però deve ancora arrivare.
I gourmet di T.A. suggeriscono ad esempio di assaggiare la schiacciata, riporto sempre dal Corriere Fiorentino, “una focaccia locale spesso (spesso? Ndr) condita con olio d’oliva e sale, perfetta per uno spuntino“, ma anche la bistecca alla Fiorentina, «una bistecca con l’osso spessa e succosa grigliata a fuoco vivo e condita con olio d’oliva (olio d’oliva? Ndr), sale e pepe», il lampredotto, «alimento base dello street food fiorentino, ricavato dal quarto stomaco di una mucca e servito in un panino», la trippa alla fiorentina, «un piatto a base di trippa cotta lentamente in salsa di pomodoro» che però «potrebbe non piacere a tutti per la sua consistenza particolare».
Tra i locali da non perdere, secondo TasteAtlas, ci sono Antica Trattoria da Tito, I Fratellini, Gelateria dei Neri, L’Osteria Di Giovanni, All’Antico Vinaio.
Su questo non giudico, ognuno valuti da sè.
“Per stilare la classifica – conclude il report del Corriere, che traduce fedelmente dall’inglese del sito – TasteAtlas ha analizzato il proprio database e combinato i risultati con le valutazioni dei ristoranti su Google: abbiamo unito la media delle valutazioni dei migliori piatti locali e regionali serviti in una determinata città, la media delle valutazioni dei piatti nazionali serviti in quella città e la media delle valutazioni di Google dei migliori ristoranti tradizionali di quella città“.
Ora, il problema non è la condivisibilità delle affermazioni in sè, ma le conseguenze che esse possono avere nell’orientare le convinzioni, prima ancora dei comportamenti, di massa. In pratica, essere generano diseducazione, che poi si traduce in azioni. Una specie di metaverso senza bisogno del meta: un verso già sbagliato di per sè, insomma, che produce però effetti reali.