È scomparso Massimo Lucchesi, dal 2001 al 2010 presidente dell’Odg della Toscana. Se da freelance sono diventato professionista lo devo a lui.
Facciamo finta che sia colpa di questo maledetto luglio e che, mancando ormai poco alla fine, col mese prossimo si esaurisca uno stillicidio di lutti che, in trenta giorni, si è portato via quattro amici e colleghi carissimi.
Del resto, per esorcizzare il dolore ci si attacca a tutto, anche al ridicolo.
Ho appena appreso che è mancato Massimo Lucchesi, già giornalista Rai, presidente dell’Ordine dei giornalisti della Toscana dal 2001 al 2010, socio Aset fin dall’inizio e a lungo presidente del collegio dei probiviri del medesimo.
Non lo vedevo da tempo, Massimo. Era sparito dalla circolazione da qualche anno ed era irreperibile o forse, semplicemente, non voleva farsi trovare.
Io però gli dovevo moltissimo e non l’ho mai dimenticato.
A parte la grande quanto immeritata stima che mi riconosceva, era stato l’unico che, dopo anni di porte chiuse, risatine di commiserazione e predicozzi ricevuti in Odg e FNSI, aveva preso sul serio il mio caso e aveva aperto le porte a ciò che oggi appare normale o addirittura implicito: l’accesso dei liberi professionisti all’esame di stato.
Correva il 2002.
All’epoca potevi passare professionista solo da praticante. O al massimo col praticantato d’ufficio, riconosciuto dall’Ordine nei casi più eclatanti di contenzioso di lavoro tra editore e redattori “camuffati” da collaboratori cronici.
Il mio era il caso opposto.
Non avevo mai ambito all’assunzione e avevo scelto, con “no” pesanti, di fare il freelance per mia vocazione e volontà. Eppure ero da vent’anni un giornalista a tempo pieno e, senza falsa modestia, ritenevo di avere una professionalità uguale o superiore a quella di tanti colleghi contrattualizzati, come si dice in gergo.
Gliene parlai e lui mi ascoltò.
Mi chiese: “Ma guadagni almeno come un praticante?“. No, gli risposi, guadagno il quadruplo di un praticante. E glielo dimostrai, carte alla mano.
Ricordo ancora la sua espressione di sorpresa. Fu come aprirgli un mondo. “Se le cose stanno così, devi assolutamente poter dare l’esame“, disse.
E insieme studiammo la strada. Allora non c’erano i ricongiungimenti, i cosiddetti “praticantati freelance ” e altre scorciatoie.
Ma lui era convinto e nel 2003 detti e superai l’esame da professionista. Mi risulta di essere stato il secondo in assoluto a riuscirci, in Toscana.
Non ho mai dimenticato quella sua disponibilità in tempi onestamente molto diversi rispetto agli attuali.
Rimasero l’amicizia, l’amore per la tavola, la costituzione di Aset, Associazione stampa enogastroagroalimentare toscana, le conferenze all’Accademia dei Georgofili e le interminabili discussioni sul futuro della nostra professione.
Ed ora è tutto molto triste.
Fai buon viaggio, Massimo.
I funerali saranno martedì 1 agosto, alle ore 16, alla chiesa della SS annunziata a Firenze.