Da quest’anno, almeno in Toscana, il bollino di rinnovo della quota dell’OdG arriva via email. Peccato che vada stampato, ritagliato e appiccicato a mano, come le figurine Panini degli anni ’60. A riprova che nemmeno la digitalizzazione spinta può fare a meno della manualità.

 

Da fonte certa e fotografata (vedi sopra) ricevo la notizia che il bollino da applicare sulla tessera dell’OdG per il rinnovo 2018 viene inviato automaticamente e direttamente al momento della riscossione della quota, per email.
La motivazione fornita dall’Ordine regionale è ineccepibile: “Questa procedura determinerà già da questo anno un notevole risparmio nei costi legati alla spedizione cartacea, oltre che di tempo e di lavoro per il personale“.
In pratica, tuttavia, succede questo: tu ricevi il pdf, lo devi scaricare e poi stampare, prendere le forbici, procurarti la colla e appiccicarlo a mano sulla tessera, con probabili esiti di “sticky fingers” (ogni allusione rollingstonesiana, o anche peggio, è voluta).
Volendo essere puntigliosi, si potrebbe dire che, più che un risparmio, si ha un trasferimento di costi e di lavoro dalla struttura all’iscritto. Senza contare lo spreco di carta, toner, etc che contraddice ai messaggi “verdi” contenuti nei messaggi di posta elettronica (“pensaci prima di stamparmi, etc etc“).
Ma non è questo il punto.
Io sono della generazione degli album “Campioni dello Sport” della Panini, predecessori perfino delle celebri raccolte di figurine dei calciatori, e ricordo con grande nostalgia certe colle gialle che si davano col pennellino, poi sostituite dall’odorosa coccoina, anch’essa pennello e poi spatolomunita. Se mancava la colla, erano guai: mia nonna mi insegnò a farne una con acqua e farina, roba da autarchia di guerra, che lei portava bene a mente.
Figuriamoci, quindi, se l’incombenza di incollare il bollino alla tessera non mi è istintivamente simpatica.
Ma a pensarci è grottesco, perchè è un’altra tappa del viaggio surreale ad una digitalizzazione sempre più spinta, che sempre meno può rinunciare però alla manualità e alla materialità delle cose.
Come la tanta modulistica che si scarica on line, ma poi va stampata, compilata a mano, riscannerizzata, spedita via email o ricaricata e comunque stampata nuovamente come prova cartacea.
L’automazione e la semplificazione di lavoro, procedure, burocrazie è sacrosanta, ma a volte ha aspetti patologici.
Ora scusate se smetto di scrivere ma i polpastrelli imbrattati di vinavil mi si appiccicano alla tastiera…