Tanto era il tempo necessario, esagerando, all’approvazione dell’attesissimo (in verità solo dai giornalisti autonomi) testo di legge. Quindi tutto come previsto: riunione “interlocutoria”, provvedimento slittato e tanti saluti. E ora scommettiamo che…

Con buona pace degli accorati e a volte un po’ pelosi appelli di tutte le forze in campo, istituzioni giornalistiche comprese, come ampiamente previsto la fatale scadenza del 18 settembre per l’approvazione (“basta un quarto d’ora – si diceva – massimo mezz’ora, chiacchiere incluse“) dell’agognatissimo provvedimento sull’equo compenso del lavoro giornalistico, all’odg del Comitato ristretto della Commissione lavoro del Senato convocato per ieri pomeriggio, si è risolta nel proverbiale nulla di fatto.
Interlocutoria” la definiscono eufemisticamente, in un misto di disperazione e rassegnazione, gli addetti ai lavori.
I presidenti di OdG ed Fnsi, Enzo Iacopino e Roberto Natale, fanno sapere che si attende a strettissimo giro un contatto tra il presidente della Commissione, Pasquale Giuliano, e il Ministero del Lavoro su un’ipotesi di emendamento al testo arrivato dalla Camera“, si legge in un comunicato che la dice lunga.
Insomma il principio – perchè alla fine dell’affermazione di un principio si tratta, visto che comunque alla fissazione di un qualche concreto tariffario stabilito ex lege mancherebbero ancora, burocraticamente e tecnicamente, secoli – non s’ha da approvare.
E personalmente dubito che verrà mai approvato.
Troppe trappole, trabocchetti e interessi contrari sul cammino: scadenze politiche (governo a rischio e comunque elezioni a primavera), editori contrari (comprensibilmente: chi rinuncerebbe a cuor leggero alla sostanziale gratuità di un servizio?), lobby trasversali e pulcinellesche (chi farebbe una pessima figura se un provvedimento dal limpido valore sindacale fosse approvato per iniziativa di e grazie all’impulso di soggetti diversi da quelli sindacali?), utilità della mancata soluzione del problema nella già calda campagna elettorale per il rinnovo dei vertici odg, (lunga) marcia verso il rinnovo del contratto dei giornalisti, illusioni di regolamentazione del giornalismo autonomo incluse, in corso.
Insomma, un pastone appiccicoso capace di bloccare per anni qualunque cosa, altro che superattack.
Purtroppo, più da un lato l’emergenza aumenta (e siamo al limite) e il malato si aggrava, più dall’altra la categoria si polverizza e si impoveriscono, per perdita di professionalità sostanziale (cioè redditi e interessi concreti da difendere), le fila giornalistiche, ormai sbilanciate verso un dopolavorismo tendente al dilettantismo forzato.
E’ cosa utile, con tutti i problemi sul campo, procedere a oltranza per normare l’attività dei giornalisti da diporto, quali ormai quasi tutti siamo diventati, anche se in molti non se ne rendono conto?
Io credo che più il tempo passa e più il legislatore si dirà di no.
E di mezz’ore ne devono passare ancora tante, ma tante, ma tante