Domani dalle 10 alle 18, a Firenze (presso l’Odg, vicolo dei Malespini 1), a Livorno (presso Il Tirreno, via Alfieri 9) e a Siena (presso la Nazione, via Banchi di Sopra 48), si vota per il rinnovo dei consigli nazionale e regionale dell’Ordine dei Giornalisti. Una vigilia trascorsa molto più a preoccuparsi dell’affluenza alle urne che ai voti che potrei raccogliere. Primo, perchè se mi sono candidato è certamente perchè voglio dare il mio contributo, ma non ne faccio una questione personale. Secondo perchè la nostra è una categoria malata di assenteismo e, spesso, addirittura di inconsapevolezza: un difetto che ci rende tutti poco rappresentati, poco rappresentabili e in definitiva poco credibili. Quindi è molto più importante andare a votare che chi votare.
Se poi qualcuno vuole scegliermi, scriva STEFANO TESI tra le sei righe bianche a disposizione per le preferenze per il “Consiglio Regionale/Professionisti”.

I motivi votare me (oltre che qui e qui)? Indipendenza, esperienza, volontà di tutelare la professione attraverso il recupero della sua credibilità e del suo prestigio, attenzione alle esigenze di tutti (professionisti e pubblicisti, redattori e freelance, uffici stampa e precari), formazione e acquisita capacità professionale come momenti centrali non solo del “diventare” ma anche del “rimanere” giornalisti. In una parola: PIU’ SERIETA’ PER ESSERE PRESI SUL SERIO. Fine dei personalismi, degli schieramenti ideologici e strumentali, delle vastissime sacche di dilettantismo, approssimazione, impunità che caratterizzano il nostro mestiere, danneggiando la reputazione dei tanti giornalisti seri che ogni giorno lavorano.
Parrà strano, ma sto passando la giornata a discutere di queste cose con colleghi di tutta Italia. Situazioni diverse, ma problemi in comune. Ovunque la storia, mutatis mutandis, è la stessa. A dimostrazione che le “specificità” regionali sono minime dispetto alle grandi questioni generali.
Ultime untuose telefonate, invii massivi di email per recuperare qualche collega dimenticato? Ma per favore. E molto più importante capire cosa succede nella professione a Milano, Roma, Palermo, Torino e scoprire quali potrebbero essere le linee da condividere, le strade da percorrere. Se verrò eletto, naturalmente. Altrimenti resterà comunque un grande arricchimento di esperienza, informazioni e conoscenze.
Il futuro del giornalismo non dipende certo dalla mia elezione.
Dipende invece dall’elezione di tanti giornalisti capaci di uscire fuori dalle logiche, giornalisti in grado di rappresentare nell’OdG non solo chi è rappresentato da sempre (e giustamente!), ma anche chi non lo è e finora non ha avuto stimoli, interesse, motivo di esserlo. Parlo innanzitutto dei liberi professionisti, di gran parte dei pubblicisti, dei precari divisi tra un elenco e un altro e alla fine figli di nessuno. E poi dei colleghi delle piccole redazioni, dei periodici, gente abituata a stare quasi da sola e a vedere l’OdG come un moloch, o un male necessario, o un sinedrio distante, indifferente, forse di dubbia utilità. Parlo inoltre dei titolari di uffici stampa per i quali è incomprensibilmente chiusa la possibilità di accedere all’esame di stato e di quelli che, attivi nel web, si trovano prevaricati e sbeffeggiati non solo dagli editori, ma perfino dai finti giornalisti che infestano la rete e si permettono pure di fare i maestri di morale a coloro con i quali non condividono la professione.
Mi rivolgo, infine, anche agli interlocutori apparentemente più ovvii, cioè ai professionisti delle redazioni, quelli sui quali spesso il qualunquismo e i discorsi da bar scaricano le loro banalità (“sempre meglio che lavorare”, “pennivendoli”, “venduti” e altre facezie): ragazzi, la dignità del nostro lavoro dipende da noi, mandiamo all’OdG gente che conosce il mestiere, sa difenderlo, sa valorizzarlo.
Il resto sono chiacchiere. E pure noia.
E comunque, grazie a tutti per aver sopportato i miei (spero non inutili) sproloqui in queste settimane di campagna elettorale.
Ciao ciao…