Si svolge dal 2 al 5 giugno, a Firenze, la kermesse vinicola extralusso ideata e condotta dall’ex guru di Wine Spectator in Italia, James Suckling. Un evento che arriva tra grandi battage e svariate malevolenze. Giuste, forse. Ma frutto di un probabile equivoco: non c’è informazione, solo propaganda. E se questo è chiaro, la stampa non serve.
Di recente nell’ambiente giornalistico si è fatto a gara a massacrare (e così, d’acchito, come dargli torto?) “Divino Tuscany”, dipingendolo come una carnevalata superesclusiva a base di vino, organizzata ai primi di giugno a Firenze da James Suckling, ex pontefice per l’Italia del mensile americano Wine Spectator, mettendo insieme una manciata di grandi produttori storici e qualche presunto vip (tipo Sting) in una stucchevole e costosissima passerella per ultraricchi e ultrarricchiti con fregole di ascesa sociale o di semplice ostentazione.
Manifestazione, quindi, del tutto inutile. E magari un po’ fastidiosa per il sussiego di cartapesta hollywoodiana di cui si circonda.
In effetti, è vero.
Poi, però, ci rifletti un po’. Ti informi meglio. E l’ira si placa.
Mettiamo a fuoco. Non è prevista una conferenza stampa, segno che non c’è nulla da dire ai giornalisti. Per loro non è quindi nemmeno prevista una partecipazione agli incontri e alle degustazioni (anche se, stando così le cose, resta da capire a cosa serva l'”esiguo numero di pass” lasciati a disposizione dell’ufficio stampa: forse per qualche amico?). Del resto, si tratta di vini notissimi, produttori notissimi, chef notissimi: quindi che ci sarebbe da scoprire? Al massimo qualche nota di gossip e o di moda, che interesserebbe solo i colleghi specializzati in questo genere di cose.
In fondo, sei allora portato a pensare, è solo una grande operazione di marketing internazionale che si è scelta per teatro la prestigiosa skyline fiorentina. C’è qualcosa di male?
Diciamolo francamente: no. Di enfatiche campagne pubblicitarie e di sfarzi un po’ kitsch è pieno il mondo e questa è uguale a tutte le altre: concerti da camera, palazzi esclusivi, hotel di lusso, chef di grido, vini cari e prezzi altissimi (per capirsi: 1330 euro+iva a persona per l’intero programma, alloggio escluso ma porchetta finale a casa di Sting inclusa, e 150 euro per ogni singola degustazione) che poi, aldilà del contenuto sostanziale, sono quelli che agli occhi del pubblico creano interesse e fanno la differenza. Un’occasione di mondanità a pagamento per dare a qualcuno l’effimera illusione di far parte della jet society, degli happy few e così via anglicizzando. E una promettente vetrina aperta sui cosiddetti mercati emergenti dell’Est (i soliti Cina, India e Russia), nel tentativo dell’industria del vino di vendere lì qualche milione di bottiglie in più.
Facciamocene una ragione, insomma: è una reclame. Una semplice, vecchia reclame rimbellettata con una spruzzata di esclusività, dove non si fa male a nessuno. Basta pagare.
L’unica cosa che chiedo è che non si tenti di spacciarla per qualcos’altro, un evento di informazione ad esempio, come invece si prova ogni tanto a far credere furbescamente. Nè si tenti di far credere che Suckling, persona senza dubbio intelligente e intraprendente, vi sia coinvolto nella sua veste di giornalista, cioè di opinion maker imparziale, di critico, di terzo. Il buon JS , dopo l’uscita da WS, ha deciso – cosa più che legittima, se fatta alla luce del sole – di cambiare sponda e di passare su quella della propaganda. E’ diventato un operatore del marketing, non è più un collega.
Se fino a ieri qualche dubbio che davvero lo fosse lo avevo, adesso non ne ho più. Tutto chiaro. Meglio, no?
La stampa non c’entra con Divino Tuscany, quindi fuori la stampa dalla manifestazione. Il ragionamento non fa una piega, se poi non si spera, si chiede o si insiste affinchè, invece, i giornali ne parlino.
Staremo a vedere.