E’ l’associazione (da me, ahinoi, presieduta) che vuole coinvolgere i colleghi corregionali che si occupino con serietà, trasparenza e continuità di cibo, vino, agricoltura e alimentazione. Un gruppo del tutto indipendente, a cui si accede solo per invito. Non per snobismo, ma per rispetto del lavoro di tutti.
Se ne parlava da tempo. Ma un po’ per pigrizia, un po’ per sinecura, un po’ per diffidenza e un po’ perchè tutti, in fondo, avevano anche altro da fare, non si era mai “quagliato”. Poi abbiamo preso il toro per le corna e, ai primi dell’anno, con un gruppo di amici-colleghi si è fondata ufficialmente l’A.s.e.t.: Associazione Stampa Enogastroagroalimentare Toscana.
Non è stato facile.
Nei confronti dell’associazionismo giornalistico, di cui ho purtroppo vastissima e non sempre felice esperienza, ero quantomai prevenuto e del tutto sfiduciato. Figuriamoci di fronte alla prospettiva di dover presiedere, come con insistenza mi veniva offerto, il sodalizio.
Ma al cospetto da un lato del precipizio nel quale la professione sta irreversibilmente e velocemente rotolando, dall’altro per l’insistenza dei compagni di avventura, mi sono lasciato convincere e, dopo un lungo lavoro preparatorio, l’avventura ha avuto inizio.
Chi, come e soprattutto perchè?
E’ tutto scritto nella lettera-manifesto che è stata inviata ai giornalisti toscani del settore per invitarli ad aderire.
In sintesi:
– da tempo l’informazione conosce difficoltà e ambiguità con cui ogni giorno dobbiamo scontrarci.
– nessun settore è immune e per uscire dalla crisi è indispensabile serrare le fila e stringere le maglie della professionalità.
– serietà, trasparenza e correttezza sono i pilastri del giornalismo e della rispettabilità professionale di ognuno.
– non servono organizzazioni di facciata, ma strumenti che rendano più facile e serio l’esercizio del proprio lavoro.
Insomma Aset non è un circolo, né l’appendice di ordini o sindacati, ma un organismo indipendente, che si propone di scegliere selettivamente i propri associati e di fungere da concreto punto di riferimento per servizi, consulenze, occasioni formative, opportunità di incontro, approfondimenti.
Per questo l’iscrizione è possibile solo per cooptazione, agli appartenenti all’Albo dei giornalisti della Toscana (o, per gli stranieri, a chi risiede nella regione).
Alla prima fase, con un invito inoltrato collettivamente e che terminerà il 31 marzo, ne seguirà una seconda in cui l’invito sarà solo individuale.
Il programma è ambizioso, ma realistico.
Oltre all’attività istituzionale di assistenza e di consulenza ai soci, sono previsti uno stand di “appoggio” al prossimo Vinitaly, un congresso di prima “familiarizzazione” da tenersi nella tarda primavera, un viaggio di approfondimento a numero chiuso, fuori regione, ad autunno e l’apertura di un sito web che funga anche da “vetrina” professionale per i soci. Alle anteprime toscane del 2013, poi, il nostro fiore all’occhiello: l’assegnazione del Premio Giulio Gambelli al migliore enologo under 35 dell’anno. Un’iniziativa da noi ideata, che coinvolgerà tutti i colleghi e che è stata presentata con il risalto che meritava all’apertura delle anteprime del febbraio scorso.
Il resto è tutto da scrivere. E mi auguro lo sarà presto, con ampio contributo.
Due parole, però, anche su ciò che NON siamo: non siamo una conventicola, non siamo un partito, non siamo una corrente, non siamo un sindacato, non siamo una lobby, non siamo un ufficio di collocamento, non siamo mediatori, non siamo venditori, non siamo diversi da quello che diciamo di essere.
Per il primo triennio di vita i vertici dell’Aset sono i seguenti:
Stefano Tesi, fondatore e presidente
Riccardo Gabriele, fondatore e vicepresidente
Francesca Pinochi, fondatore e segretario
Carlo Macchi, fondatore e tesoriere
Aldo Fiordelli, fondatore e consigliere
Alessandro Maurilli, fondatore e consigliere
Andrea Settefonti, fondatore e consigliere.
Il nostro recapito è aset@asettoscana.it.
Ed abbiamo pure una pagina Facebook: Aset – Associazione Stampa Enogastroagroalimentare Toscana
L’in bocca al lupo ce lo siamo già fatto da soli, ma gli incoraggiamenti non guastano.
PS: due indispensabili parole sulla quota annuale. Per il 2012 è di 90 euro. Chi mi ha chiesto “cosa mi dai in cambio” è subito partito con il piede sbagliato. L’associazione non vende nulla, noi siamo volontari e tutto costa. Naturalmente si può benissimo non iscriversi. Ma se il progetto è valido e il programma è credibile, si tratta di denaro ben investito. E di una somma che non dovrebbe spaventare i “professionali“. Insomma, si richiedono soci che, oltre a chiedere, abbiano voglia di dare.